Netanyahu alla Casa Bianca: “Candido Trump a Nobel per la pace”
Netanyahu a Washington candida Trump al Nobel per la Pace. Intanto continuano gli attacchi a Gaza e nel Mar Rosso
In Medio Oriente si combatte, la guerra e gli attacchi continuano, mentre a Washington si prova a fare diplomazia. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è recato nelle scorse ore negli Stati Uniti per una serie di incontri istituzionali di alto livello. Nella serata di lunedì, Netanyahu è stato ospite del presidente statunitense Donald Trump per una cena ufficiale alla Casa Bianca, nella prestigiosa Blue Room. Durante l’incontro, che ha attirato l’attenzione internazionale, il leader israeliano ha compiuto un gesto clamoroso: Netanyahu ha annunciato di aver formalmente candidato Trump al Premio Nobel per la Pace, consegnando personalmente la lettera destinata al Comitato norvegese che assegna il riconoscimento.
“Voglio esprimere apprezzamento e ammirazione da parte di Israele e del popolo ebraico nei confronti del presidente, per la sua leadership globale e per i suoi sforzi per garantire pace e sicurezza in molte regioni, e soprattutto in Medio Oriente”, ha dichiarato Netanyahu durante la cena.
Trump, da parte sua, ha affermato che “Hamas vuole il cessate il fuoco a Gaza”, confermando che tra i principali temi dell’incontro vi sono stati il conflitto in corso nella Striscia, le relazioni con la Siria e il programma nucleare iraniano.
La visita di Netanyahu ha avuto anche altri momenti diplomatici di rilievo. In precedenza, il premier israeliano aveva incontrato l’inviato speciale del presidente Usa per il Medioriente, Steve Witkoff, e successivamente ha avuto un colloquio a Washington, presso la Blair House, con il segretario di Stato americano Marco Rubio. Il vertice si è articolato in due fasi: una riunione allargata, seguita da un incontro a porte chiuse tra i due leader.
All’esterno della Casa Bianca, la visita di Netanyahu non è passata inosservata. Una piccola folla di manifestanti si è radunata in segno di protesta, esibendo cartelli con scritte come “guerrafondaio” e mostrando una grande caricatura di cartapesta del premier israeliano con le mani insanguinate, in segno di dissenso per l’operato militare israeliano nella Striscia di Gaza.
Intanto, sul campo, la situazione resta tragica. Secondo fonti mediche citate dall’agenzia turca Anadolu, almeno undici palestinesi – tra cui un bambino – sono stati uccisi a nord del campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza, a seguito di un attacco dell’aviazione israeliana contro un gruppo di civili. Oltre 70 persone risultano ferite.
E sempre nella stessa serata di lunedì, una nave cargo è stata attaccata al largo delle coste dello Yemen, nel secondo incidente nel Mar Rosso nell’arco di appena 24 ore. Lo riferisce Reuters, spiegando che due guardie di sicurezza a bordo sono rimaste ferite, mentre altre due risultano disperse. L’attacco si inserisce nel contesto della crescente insicurezza in una delle principali rotte commerciali del mondo, sempre più bersaglio di operazioni militari e sabotaggi legati al conflitto regionale.
La candidatura di Trump al Nobel per la Pace, in questo scenario di violenze persistenti, ha sollevato reazioni contrastanti. Resta ora da vedere se l’iniziativa di Netanyahu sarà accolta con serietà dal Comitato norvegese, o se resterà un gesto simbolico all’interno di una strategia politica più ampia.
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