Una lettera dall’Ue per l’Italia? Il postino suona sempre due volte. Per consegnare e, talora, per ritirare. L’Ue, appesa all’attesa di un accordo sui dazi e con l’incubo di ricevere una raccomandata da 1600, Pennsylvania Avenue, prepara una letterina indirizzata a via XX Settembre a Roma. Dalla Casa Bianca al Mef. Già, perché stando a quanto riporta Bloomberg, a Bruxelles non sarebbe piaciuta affatto la scelta, da parte del governo italiano, di adottare la golden power sull’offerta pubblica di scambio avanzata da Unicredit su Banco Bpm. Nella missiva, l’Ue avrebbe messo nero su bianco la sua disapprovazione e avrebbe espresso preoccupazioni per una decisione che potrebbe portare all’imposizione di un dietrofront per violazione delle regole Ue, in particolare delle normative comunitarie in materia di concentrazioni, per la precisione l’articolo 21, comma 4, del Regolamento apposito. Si tratterebbe di qualcosa di clamoroso in un momento delicatissimo, come questo, in cui l’Ue ha bisogno di tutto il sostegno possibile da parte degli Stati membri. Ma, come Trump che ha spedito lettere dando tempo e modo ai suoi interlocutori di replicare e di non vedersi applicati dazi e tariffe prima del 1 agosto, anche Bruxelles non imporrebbe da subito alcun tipo di sanzione all’Italia. E, anzi, chiederebbe lumi al governo che, una volta ricevuta la lettera, avrebbe tutto l’agio di esporre le sue considerazioni e le motivazioni che hanno portato all’applicazione della golden power sull’affare Unicredit-Banco Bpm. Una vicenda tutt’altro che (solo) economica dal momento che ha investito la politica e ha sollevato un vespaio di polemiche. Intanto, in Borsa, l’eco dell’affrancatura della raccomandata da Bruxelles diretta a Roma ha avuto, come effetto, quello di ringalluzzire, e di molto, i titoli delle due banche coinvolte. A metà giornata, infatti, Banco Bpm aveva visto lievitare il valore delle sue azioni di oltre il 3% mentre piazza Gae Aulenti ha potuto brindare a un aumento dell’1,3% sui suoi titoli.
Ma, per quanto importante, la vicenda Unicredit-Banco Bpm non è che una delle (tante) facce, o meglio sarebbe dire delle tante trincee su cui si combatte il risiko bancario che, da mesi, tiene banco nell’agenda politico-economica nazionale e comunitaria. In attesa di un’eventuale lettera Ue all’Italia, infatti, un’altra notizia, infatti, è arrivata da un altro fronte caldissimo. Quello, cioè, dell’altra Ops firmata, stavolta, da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Nella giornata di martedì era arrivato il nulla osta dell’Antitrust all’operazione e, contestualmente, il board di piazzetta Cuccia si era riunito per indire la riunione del consiglio d’amministrazione della banca, calendarizzata per la giornata di venerdì prossimo. Inutile anche solo ricordare l’ordine del giorno e il mood degli amministratori, nettamente contrari all’offensiva scatenata da via Salimbeni. Ma nella vicenda, ieri, sono entrati anche i sindacati. Che hanno promesso di vigilare “con la massima attenzione sull’evoluzione dell’operazione societaria”. L’alleanza delle parti sociali vede schierati, occhiuti e combattivi, Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin. Che hanno scelto di unire le forze in una nota comune: “Le organizzazioni sindacali hanno per unico obiettivo quello di tutelare, caparbiamente e con ogni mezzo, i concreti bisogni delle persone, quale che sia l’esito dell’Ops, perseguendo la piena salvaguardia dell’occupazione, delle professionalità, dei trattamenti economici e normativi di chi rappresentiamo”. E ancora: “Difenderemo altresì i livelli dei servizi alla clientela ed i presidi territoriali, che assicurano l’esercizio della funzione sociale del credito e del risparmio dell’impresa bancaria”.
Un’altra novità, invece, si registra sul fronte Popolare di Sondrio-Bper. Il Cda della banca lombarda ha “preso atto” dell’aumento dell’offerta presentata da Bper. Ma non è che ci sia tutto questo entusiasmo in vista di un eventuale matrimonio. Il cda della Pop Sondrio “auspica che, in caso di perfezionamento dell’offerta, le dichiarazioni programmatiche di Bper riguardanti la valorizzazione delle persone che lavorano in Banca Popolare di Sondrio, il mantenimento dei livelli occupazionali, la salvaguardia del legame con i territori di riferimento, il sostegno allo sviluppo dell’economia valtellinese trovino piena e concreta attuazione”. Non è un tema banale, dal momento che la desertificazione degli sportelli bancari è una realtà che affligge l’intero Paese e, ormai, da molti anni.