La sfiducia a Ursula von der Leyen scuote il Parlamento europeo
Un tentativo destinato a fallire ma capace di generare scosse telluriche nella politica europea e, soprattutto, italiana: la mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen, presentata dall’esponente del partito romeno AUR, Gheorghe Piperea, ha avuto infatti il merito di rivelare tensioni finora rimaste sottotraccia, all’interno sia dei gruppi europei che delle forze politiche italiane. Il voto in Plenaria, previsto per giovedì, si concluderà con ogni probabilità con un nulla di fatto: la maggioranza dell’Eurocamera resterà dalla parte dell’attuale presidente della Commissione. Eppure, il dibattito scatenato dalla mozione ha riaperto più di una crepa. I Popolari europei – il gruppo di von der Leyen – saranno compatti nel respingere l’offensiva sovranista. I Liberali faranno altrettanto. Ma le posizioni degli altri gruppi appaiono più sfumate. I Verdi, decisivi un anno fa nell’elezione della leader tedesca, oggi appaiono disillusi: si profilano astensioni e assenze. I Socialisti, a loro volta, hanno cambiato atteggiamento. Il gruppo S&D, guidato da Iratxe García Pérez, ha chiesto “segnali chiari” su coesione e Fondo Sociale. Dopo il confronto con von der Leyen, giudicato “vago e insoddisfacente”, cresce il rischio che anche il secondo gruppo dell’Europarlamento scelga l’astensione. Con conseguenze imprevedibili.
Anche in casa italiana le fratture si moltiplicano
Forza Italia, fedele al Ppe, voterà contro la sfiducia alla von der Leyen. La Lega, invece, ha già annunciato il proprio sì: “Sostenere von der Leyen significa essere complici”, hanno fatto sapere da Via Bellerio. In mezzo, Fratelli d’Italia prende tempo: difficile che si unisca ai Patrioti, ma al momento l’opzione astensione non è esclusa. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR) appare destinato a spaccarsi: i polacchi del Pis e i romeni di AUR sono in prima linea nella mozione, ma i meloniani sembrano intenzionati a mantenere una certa prudenza. Tensioni anche nel centrosinistra. Il Pd ufficialmente non si schiera, ma alcune voci critiche si fanno sentire. Il senatore Filippo Sensi, su X, ha parlato di “cinica viltà” nell’ipotizzare l’astensione su una mozione definita “rossobruna”. Nei 5 Stelle, infine, il dissenso è evidente: Stefano Patuanelli ha annunciato che voterà a favore della sfiducia, in aperto contrasto con la linea del gruppo The Left. Il voto di giovedì, insomma, sarà ricordato non tanto per l’esito – scontato – quanto per le faglie che ha messo a nudo. L’asse europeo che ha sostenuto von der Leyen negli ultimi anni è in piena trasformazione. E il risiko del prossimo bilancio Ue, già di per sé complesso, si preannuncia ora ancora più incerto.
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