Ambiente

Rapporto Legambiente, Ecomafia 2025: crescono i reati. Business da 9,3 miliardi

di Priscilla Rucco -


Corruzione fa rima con ecomafia e ambiente, con un numero sempre maggiore ed impressionante del giro di affari che aumenta in una piaga per la quale non si riesce a trovare una cura. Legambiente ha diffuso ieri, a Palazzo San Macuto, alla presenza di Anna Ascani, vicepresidente della Camera e delle istituzioni dati allarmanti dei reati, delle storie e sui numeri della criminalità che striscia in Italia, in un range di tempo che va dal 1° maggio dello scorso anno, al 30 aprile del 2025.

Ecomafia, i dati di Legambiente presentati a Palazzo San Macuto

I reati totali, si aggirerebbero attorno ai 40mila per un totale di circa 35mila denunce. Per due anni di seguito, i reati ambientali sono cresciuti (in un anno del 14,4%), con oltre 40 mila illeciti penali.
Cercando di fare una media quotidiana, sono quasi 111 casi al giorno con una percentuale maggiore rispetto a due anni. In aumento, ovviamente, anche le persone denunciate che sarebbero oltre le 37mila (+8%).

Il fenomeno abbraccia non solo la mancanza di concessioni e autorizzazioni per realizzazione di opere (anche pubbliche), ma la corruzione che si aggira anche per la gestione/smaltimento dei rifiuti urbani. I reati, nel nostro Paese, toccano ogni ambito, compreso quello contro il patrimonio culturale, tra cui spiccano le contraffazioni di opere d’arte e scavi non autorizzati, fino a raggiungere l’aumento anche del bracconaggio e al traffico di specie protette (soprattutto nella pesca illegale), con impennate del +10%, rispetto al 2024. Ecocriminali e di conseguenza ecomafiosi, accrescono di giorno in giorno, attraverso atti illeciti, affari da miliardi di euro con 9,3 miliardi di profitti illeciti (+0,5 miliardi rispetto al 2023).

Con oltre 400 pagine, Legambiente ha fornito anche alcune possibili proposte per contrastare gli illeciti. La prima, sarebbe la necessità di un decreto legislativo di recepimento della direttiva europea per la tutela (penale), dell’ambiente con pene che nel traffico di animali, dovrebbero arrivare a tre anni di reclusione. Da non sottovalutare anche l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (rispetto al 2023, con un giro pari a +23,4%).

Busia (Anac) ha affermato che: “Il vedere, ancora una volta, la filiera del cemento al primo posto e quella legata al ciclo dei rifiuti al terzo, indica che, troppo spesso i soldi pubblici vengono utilizzati per commettere questi reati e questo noi, non ce lo possiamo più permettere. Occorre quindi lavorare sulla prevenzione, su tutti gli elementi che riescono a evitare o ridurre questo scandalo, per l’appunto l’utilizzo del denaro pubblico per commettere reati e alimentare questo sistema. Serve prevenzione, quindi, per fermare la macchina delle corruzioni ambientali”.

I dati elaborati da Legambiente sull’Ecomafia sono stati forniti dalle Forze dell’Ordine e dalle Capitanerie di porto – dalla Direzione Investigativa Antimafia -, dalle Dogane e dai Monopoli all’Ispra. Nel Lazio, l’abusivismo edilizio e i reati riguardanti i rifiuti aumentano, ma è nelle province che avvengono i maggiori illeciti; Roma al primo posto (oltre 1000) e Frosinone al penultimo con 216 casi di illecito. Il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi ha affermato che: “L’ecomafia è una piaga in aumento nel Lazio, con numeri legati soprattutto allo smaltimento dei rifiuti e dell’abusivismo edilizio (che tornano a crescere). Siamo davanti ad un fenomeno che, soprattutto nelle province del Lazio, aumenta attraverso cemento illegale e discariche abusive”.


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