Attualità

Luce e gas: “beni di lusso” tra sacrifici e disagi

In 10 anni +50% sulla spesa media annua, mentre il valore nominale degli stipendi è salito solo del 12/17%

di Marina Cismondi -


Anche per gli ultimi mesi del 2025 le previsioni sui prezzi al consumo di luce e gas non sono per nulla rosee, in una situazione che è già, per molti, difficile da sostenere. Ma quali sono le motivazioni?

Dall’inizio della crisi energetica del 2022, l’Italia ha progressivamente rinunciato alla fornitura di gas naturale dalla Russia, storicamente il suo principale fornitore. Una scelta europea ritenuta necessaria che ha avuto però una diretta conseguenza: bollette alle stelle per milioni di famiglie italiane e per le imprese. Difatti, fino al 2021, il 40% del gas consumato in Italia arrivava dalla Russia tramite gasdotti, a costi vantaggiosi e con contratti di fornitura stabili. Con l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni decise dall’Europa, la Russia è scesa al di sotto dell’8% del nostro fabbisogno, mentre l’Algeria è diventata il primo fornitore via gasdotto (circa il 40%) con Stati Uniti e Qatar a copertura della parte restante delle nostre importazioni, ma con gas naturale liquefatto (GNL). Gas più costoso da trasportare e che deve subire il processo di rigassificazione, con ulteriore aggravio di costo. Se il prezzo medio del gas russo nel 2021 era di circa 25€/MWh, nel periodo tra il 2022 ed il 2024 il gas algerino ha avuto un costo fra i 40 ed i 45 euro, quello americano fra i 50 ed i 60, praticamente un aumento dei costi anche fino al raddoppio rispetto al periodo pre-crisi.

Ipotizzando una famiglia tipo con un uso domestico di circa 1.500 metri cubi di gas all’anno, la spesa media tra il 2015 ed il 2021 si poteva conteggiare in 800/900 euro, nel picco della crisi si sono raggiunti i 1.800 euro e lo scorso anno la bolletta si è stabilizzata intorno ai 1.200/1.300 euro. Rispetto a dieci anni fa un aumento della spesa media annua di un cinquanta per cento, mentre il valore nominale degli stipendi è salito di un 12/17 per cento. Non è difficile comprendere che l’incidenza sui redditi più bassi è stata importante, costringendo molti italiani alla morosità energetica: già oggi oltre due milioni di famiglie non riescono a coprire i costi di luce e gas. Infatti l’aumento del gas ha anche inciso in modo pesantissimo sulla fornitura elettrica a causa della dipendenza dell’Italia dalla produzione termoelettrica: secondo i dati ARERA, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, quasi la metà dell’elettricità è prodotta bruciando gas. Inoltre, nel mercato europeo il prezzo finale è fissato dal produttore più costoso che, quasi sempre, è una centrale a gas.

In pratica anche l’energia idroelettrica o eolica, con costi più bassi di produzione, è legata al prezzo del gas. Per le famiglie italiane un altro salasso: se si ipotizzano consumi di 2.700 Kwh all’anno, il costo nel 2020 era di circa 480 euro, balzato nel 2022 a circa 1.800 euro ed attualmente stabilizzatosi intorno agli 800 euro. Nonostante la discesa dei prezzi rispetto ai picchi del 2022, gli italiani continuano a pagare bollette di luce e gas più alte rispetto alla media europea: nel nostro paese tasse, accise e oneri di sistema incidono in modo significativo sul prezzo finale.

Secondo i dati Eurostat, aggiornati al 2024, in Italia una famiglia spende 1.250 euro all’anno di gas contro i mille della media UE: le voci fiscali incidono per oltre 1/3 del totale. Per la luce spende circa 800 euro, dove il costo dell’energia incide solo per il 55%, contro una media Ue di 675 euro. L’aumento dei costi di elettricità e gas ha avuto effetti devastanti anche sul tessuto produttivo italiano, fatto in gran parte di piccole e medie imprese. Per molte è stato una vera minaccia alla sopravvivenza, costringendole e ridurre la produzione ed aumentare i prezzi e, in casi estremi, a chiudere.

Rispetto al 2020 il costo attuale è più che raddoppiato, sia per la fornitura elettrice che per quella di gas ed il costo dell’energia per le imprese è passato dall’essere inferiore al 10% dei costi totali a superare il 20/30%.

Cosa aspettarsi per i prossimi mesi? Prezzi meno emergenziali, ma nessun consistente ribasso, anzi, si stimano nuovi aumenti. Solo con un diversificazione delle fonti e con un taglio strutturale di oneri ed accise si potrebbe incidere in modo significativo sul prezzo al consumo. In un contesto già di per sé preoccupante, sarebbe di una gravità inaudita se trovasse conferma quanto rilevato da un’indagine ARERA: nel biennio 2023/24 avrebbe individuato possibili condotte di “trattenimento di capacità” da parte di vari produttori, ovvero una strategia concordata per contenere le forniture e mantenere i prezzi artificialmente alti, grazie ad una domanda superiore all’offerta. Sarebbero circa cinque i miliardi di euro “gonfiati” a carico di famiglie ed imprese. Di una cosa c’è però certezza: mentre Enel chiude il bilancio 2024 con un utile di 22,8 miliardi, Italgas di 1,35 miliardi, Edison di 403 milioni, Iren di 280 milioni, noi ricordiamoci di non esagerare con i condizionatori.

Rinfrescare un alloggio, con due condizionatori di buona potenza, per 12 ore al giorno ci può costare anche più di 400 euro al mese. Sempre che non si abiti a Torino, Bergamo o Firenze: lì fra aumento della domanda, ondate di calore e reti locali insufficienti ed obsolete ci hanno pensato i blackout a spegnere tutto, anche per diverse ore di seguito. E se si è buttata la spesa stipata nel frigorifero o nel freezer, si sono tenute abbassate le serrande dei negozi, si è rischiata la vita per l’impossibilità di attivare un dispositivo per la respirazione, non se ne faccia un dramma. Le società fornitrici di elettricità si sono già scusate. Per i loro azionisti ricchi dividendi, per i consumatori sacrifici e disagi.


Torna alle notizie in home