Cultura & Spettacolo

SalinaDocFest 2025: raccontare il mondo attraverso il documentario narrativo

La XIX edizione in programma sull'Isola dal 10 al 15 luglio

di Francesca Gallo -


Raccontare il mondo attraverso lo sguardo del cinema d’autore, per creare ponti tra realtà e immaginario: con questa mission, nel cuore dell’arcipelago eoliano torna il SalinaDocFest, il festival dedicato al meglio del documentario narrativo internazionale, giunto alla sua XIX edizione.

Dal 15 al 20 luglio incontri con autori, cineasti e pensatori, anteprime internazionali, ospiti d’eccezione e tanti appuntamenti con registi, musicisti, scrittori e produttori, in un calendario fitto di proiezioni e premi. Tutti gli eventi sono ad ingresso libero fino a esaurimento posti, per continuare a promuovere una cultura accessibile. Il SalinaDocFest 2025 si apre a una dimensione sempre più globale, testimoniata dalla presenza di grandi nomi del cinema: da Oliver Stone, che riceverà il Premio Gruppo Arena, a Jeremy Irons, attore e Ambasciatore FAO, che riceverà il Premio Irritec per il suo attivismo ambientale.

I grandi nomi e il programma del SalinaDocFest

L’attore introdurrà la proiezione di Trashed, il documentario di Candida Brady di cui è voce narrante e produttore esecutivo. Il film, acclamato dalla critica e premiato, ci conduce nei luoghi più martoriati dall’inquinamento da rifiuti per raccontare una crisi globale che coinvolge tutti. Irons dà voce a scienziati, attivisti e comunità che lottano per un futuro più pulito, denunciando l’inerzia politica e proponendo soluzioni reali.

Il programma completo, con i film in concorso, gli eventi speciali e tutti i nomi che illumineranno questa edizione, è stato presentato lo scorso 24 giugno a Roma, nella cornice del Cinema Farnese Arthouse. A raccontare la visione sempre più internazionale del SalinaDocFest è stata Giovanna Taviani, fondatrice e direttrice artistica del Festival che quest’anno si interroga sul tema “Nuove Parole/Nuove Immagini”: un’indagine profonda e necessaria su come il linguaggio – visivo, politico, pubblico – stia cambiando il modo di raccontare il mondo e, quindi, di viverlo.

“Viviamo un’epoca in cui le parole si stanno perdendo” dichiara Giovanna Taviani. “Ogni anno ne spariscono tremila dal vocabolario. È una perdita devastante, perché senza parole non solo non possiamo più raccontarci, ma smettiamo di capire e trasformare il mondo. Le parole hanno perso la loro forza narrativa e le immagini, svuotate e moltiplicate senza contesto, non ci parlano più. Questo Festival nasce dal desiderio di resistere a questa deriva, per recuperare un linguaggio che sia ancora capace di emozionare, coinvolgere, far pensare”.

Nato nel cuore del Mediterraneo, il SalinaDocFest si propone come un progetto culturale che vive in armonia con il paesaggio, la storia e l’identità dell’isola che lo ospita. Circondata dalle acque cristalline del mar Tirreno, Salina è un piccolo paradiso immerso nella natura rigogliosa, dove ad attirare i turisti non sono solo le incantevoli spiagge, ma anche il suo vasto patrimonio culturale. Un luogo dal fascino poetico che con il cinema mantiene un legame profondo. L’isola, nel 1994, è stata set cinematografico di quello che sarebbe stato l’ultimo film interpretato da Massino Troisi, morto prematuramente dopo la fine delle riprese de Il Postino.

Puntualmente, con il SalinaDocFest, l’isola rinnova la sua vocazione di spazio aperto al confronto tra cinema del reale, impegno civile e narrazione poetica, trasformandosi in luogo di incontro tra artisti, spettatori, viaggiatori e comunità locali, in un luogo dove il documentario diventa esperienza e condivisione. Nel corso della sua storia quasi ventennale, il Festival ha dimostrato come sappia essere soprattutto occasione di confronto e riflessione. Tra le novità della XIX edizione un manifesto che invita a riflettere su una delle urgenze educative più pressanti del nostro tempo: formare cittadini consapevoli attraverso l’alfabetizzazione all’immagine. Iniziativa che si propone di riconoscere l’educazione visiva come un diritto culturale, civile e democratico, da integrare stabilmente nei percorsi scolastici, affinché le nuove generazioni non subiscano le immagini, ma imparino a leggerle, interpretarle e usarle in modo critico e creativo.


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