L’esempio educativo e riabilitativo del carcere di Philadelphia Eastern State
Nel 1829 viene aperto a Philadelphia la struttura carceraria denominata: Eastern State Penitentiary. Per anni è stato considerato il miglior carcere costruito da prendere come esempio anche in Europa per i suoi fini di rieducazione. Il carcere in questione è famoso anche per aver ospitato per alcuni mesi il famoso gangster Al Capone. La sua stanza, non precisamente individuata, è stata ricostruita con mobili d’epoca e suppellettili come una radio per ascoltare musica.
Tale descrizione risulta da un articolo del 1929 del Philadelphia Public Ledger. Ciò la rende sicuramente differente dal resto delle celle che risultano anguste e soffocanti. Oggi le celle risultano abbandonate e piene di calcinacci, alcune completamente vuote, altre con un lettino di ferro arrugginito e altre ancora con il lavandino o un piccolo mobiletto. La prigione era considerata così tanto rieducativa e da copiare nei metodi, che fu nominata “Pennsylvania System”, un carcere con finalità riabilitative tramite l’isolamento.
La prima stanza dove dovevano recarsi i prigionieri era ovviamente quella dove venivano riconosciuti e registrati. All’inizio del 1800 i funzionari annotavano le caratteristiche fisiche dei nuovi arrivati, le loro abitudini, come ad esempio l’utilizzo di alcool. Con l’introduzione della fotografia le foto segnaletiche divennero uno strumento prezioso per l’identificazione dei delinquenti. Le impronte digitali invece vennero introdotte nel ventesimo secolo.
La struttura del carcere è stata concepita a raggi, con un nucleo principale dal quale si diramano sette corridoi. Le celle hanno delle porte in metallo rivestite in legno previste per attenuare i rumori. Sono molto piccole, create appositamente per isolare i detenuti e farli meditare. L’uscita di ogni prigioniero per fare ginnastica o giardinaggio, per esempio, era prevista in modo che non coincidesse con quella di un altro. Da cinquecento prigionieri si passò molto presto ad un numero talmente alto di reclusi da non poter più isolarli e nel 1970 il carcere venne chiuso.
Oltre alle celle si possono intravedere luoghi come l’infermeria, le cucine e la barberia. All’interno di alcune stanze di reclusione sono allestite delle mostre moderne che spingono il visitatore a riflettere e ad entrare all’interno della cella, sperimentando sulla propria persona la sensazione della reclusione. Ci furono vari tentativi di fuga ma la più nota fu quella del detenuto Leo Callahan nel 1923 insieme ad altri cinque prigionieri, utilizzando una scala di legno. Leo Callahan non fu mai ricatturato. Interessante anche considerare come prima venissero considerati reati il vagabondaggio, la sodomia, l’aborto e la produzione e la vendita di alcool.
Da segnalare invece il blocco di celle quindici, prigione all’interno della prigione, dove i detenuti venivano puniti e non potevano ricevere visite. Nonché il blocco quattordici contenenti quattro celle chiamate “buchi” dai soffitti bassi e senza tubature, veri e propri luoghi di tortura psicologica.
Questo carcere è stato utilizzato anche come set per varie pellicole cinematografiche e serie televisive. Camminare all’interno dei corridoi di questo luogo di detenzione, entrare nelle celle, la decadenza del posto, sono tutti elementi che trasmettono l’idea e le sensazioni provate dai prigionieri detenuti in quei luoghi e invitano ad una riflessione profonda più che mai attuale.
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