La questione rifiuti tra luci, ombre e burocrazia
La questione rifiuti tra luci, ombre e burocrazia – di ROBERTO LEONI, Presidente Emerito Fondazione Sorella Natura e Amici del Creato FSN
Il recente convegno “Rifiutiamo? No Ricicliamo” organizzato dall’Associazione Nazionale Guardie Ambientali Volontarie Custodi del Creato, con il patrocinio delle Fondazione Sorella Natura, della quale è il “braccio operativo”, ha messo in evidenza un dato confortante: l’Italia, fra i Paesi Ue, può esser considerata virtuosa sotto molteplici punti di vista, da quello della raccolta differenziata e del riciclo a quello della gestione e trattamento dei rifiuti speciali e pericolosi ed è all’avanguardia per la ricerca sperimentale di nuove metodologie di trattamento e riuso dei rifiuti stessi. Per questi aspetti rimando agli atti “video” del convegno stesso pubblicati nel canale YouTube di FSN.
Accanto a questo aspetto c’è però l’altra faccia della medaglia, forse si dovrebbe dire le “altre facce della medaglia”, poiché si tratta di aspetti negativi, pur nella loro diversità. A monte di ogni considerazione sulla questione rifiuti dobbiamo però porre il dato di fatto che l’essere umano ha sempre prodotto materiali di scarto, rifiuti, e ne produce sempre di più man mano che la popolazione aumenta ed aumenta la produzione di “materiali”. L’opzione rifiuti zero è “bella” ma del tutto utopistica.
I rifiuti, classificati nelle due categorie fondamentali rifiuti urbani e rifiuti speciali e, in base alla pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi, sono quindi un problema da esaminare in maniera differenziata.
La prima questione, che è sotto gli occhi di tutti, è quella dell’invasione del territorio, prevalentemente abitato e cittadino, dei rifiuti urbani, derivati da consumi familiari e commerciali che, nonostante i progressi con la raccolta differenziata, riempiono cassonetti ed invadono strade; i servizi di raccolta non riescono a raccoglierli e non sanno ove portarli, mancando i termovalorizzatori ed essendo in esaurimento le discariche, che sono il peggior modo di gestire i rifiuti. La raccolta differenziata non è sufficiente, anche per il fatto che, da noi, comporta una raccolta “a monte”, complessa, costosa, con tempi lungi e molto personale necessario…poi accade, certo solo qualche volta…,, che il “differenziato” sia di difficile” differenziazione” e di scarso riutilizzo, anche a causa di una “burocratizzazione” elefantiaca, sovrapposizione di competenze, spesso diverse da Regione a Regione, difficoltà di interpretazione delle norme.
Basti pensare che, coordinati dal CONAI, esistono ben sette consorzi, ciascuno dedicato al riciclo di un materiale specifico: RICREA, CIAL, COMIECO, RILEGNO, COREPLA, COREVE, un consorzio per la bioplastica e sono sorti, stanno sorgendo, altri consorzi per riciclo di materiali, come oli esausti, pneumatici fuori uso, batterie esauste, apparati tecnologici dismessi… tali consorzi si occupano non solo delle tipologie derivanti dal consumo urbano ma anche da quello industriale artigianale ed agricolo. Ciascuno, ovviamente, con le proprie sedi, il proprio CDA, presidente, direttore generale, personale e propria burocrazia…
Ho qualche dubbio che la strada della proliferazione degli Enti sia davvero quella giusta, siar questa questione che per ogni altro aspetto. Kruscev diceva “se non vuoi risolvere un problema crea un comitato”, da noi e a Bruxelles si potrebbe dire se non vuoi risolvere un problema crea un Ente che lo tratti. Non voglio dire che gli Enti non facciano, anche bene il proprio lavoro, mi domando se, così come vogliamo ridurre gli imballaggi non dovremmo ridurre chi se ne occupa o far si che l’Ente sia uno solo, con diverse divisioni, risparmiando almeno su Presidenze e CDA. C’è poi ovviamente la questione dei rifiuti speciali, inclusi quelli pericolosi, per quelli urbano credo siano prevalentemente quelli ospedalieri, rifiuti che vanno da quelli “chinici”, in senso lato, sino a quelli nucleari.
Su questa tipologia in specie ma anche sulle altre non pericolose ha dominato e ancora perdura un atteggiamento sociale, sedicente ambientalista, che non vuole a casa propria nessun tipo di impianto ma semmai lo vuole a casa d’altri. Su questi aspetti, tutti, occorre una forte azione informativa ed educativa e, al contempo, ci vogliono Istituzioni autorevoli e ben funzionanti, con poche norme, chiare, e una burocrazia ridotta al minimo. Guai a costruire impieghi sui rifiuti poiché se la questione fosse risolta gli impiegati diverrebbero “rifiuti” … questo è un paradosso scherzoso, su una questione seria e, a volte, scherzando si dice la verità, o almeno se ne dice un po’!
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