Attualità

IN LIBRERIA – La famiglia Barnes e il ronzio del disastro

di Eleonora Ciaffoloni -


Il giorno dell’ape, quarto romanzo del talentuoso autore irlandese Paul Murray, è un’opera emotivamente intensa. Con oltre 600 pagine (e la traduzione italiana di Tommaso Pincio), si presenta come una tragicommedia familiare che affronta il declino sociale ed emotivo dei suoi protagonisti – i Barnes – sullo sfondo di un’Irlanda post-boom economico. La trama ruota intorno alla famiglia Barnes, una delle più rispettate in un piccolo paese a due ore da Dublino. Dickie Barnes è il padre, un uomo mite, erede di un concessionario Volkswagen ormai in rovina.

Sua moglie Imelda è un’ex reginetta di bellezza, diventata collezionista compulsiva di oggetti di design e vestiti firmati. I figli, Cass e PJ, rappresentano due facce della disillusione: Cass, adolescente brillante ma tormentata, in cerca di approvazione e fuga; PJ, il figlio minore, sensibile e silenzioso, il cui disagio viene spesso ignorato. Murray struttura il romanzo in capitoli lunghi e indipendenti, ciascuno dedicato a un personaggio, offrendo un mosaico di punti di vista che si intrecciano fino a un finale sospeso. Questo approccio permette al lettore di entrare in profondità nelle contraddizioni e fragilità dei protagonisti, anche se nessuno di loro è interamente “positivo”. In effetti, uno dei tratti più interessanti del romanzo è proprio il rifiuto di rendere i suoi personaggi amabili: sono imperfetti, egoisti, ma straordinariamente umani.

Il titolo del libro si riferisce a un evento simbolico: il giorno del matrimonio tra Dickie e Imelda, un’ape si infila sotto il velo della sposa e la punge al volto. Un cattivo presagio, forse, ma anche una metafora centrale dell’opera. Le api, in effetti, attraversano il romanzo come presenze misteriose, simboli di dolore latente, traumi mai guariti. La crisi economica è il catalizzatore della discesa agli inferi della famiglia Barnes. Quando il mercato automobilistico crolla, Dickie è costretto a ridimensionare la vita familiare, ma la crisi materiale non è che la superficie: ben più profonde sono le crepe interiori, i dolori sepolti da anni. Dal punto di vista stilistico, Murray fa una scelta radicale: la punteggiatura è assente. Niente virgole, niente virgolette per i dialoghi.

Una scommessa che potrebbe scoraggiare, ma che non ostacola la lettura. Il punto di forza del romanzo è proprio la sua capacità di rendere coinvolgente una storia familiare che, per quanto specifica, parla a tutti: la paura del fallimento, la solitudine nei legami più intimi, il desiderio di essere compresi. Il giorno dell’ape è un romanzo che riflette sulla difficoltà di “tornare normali” quando il mondo attorno cambia, ma anche sulla possibilità di costruire rifugi — magari imperfetti — dove chiamare ancora “casa”. Non siamo davanti a un capolavoro certo, ma a un’opera solida, originale e profondamente umana.


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