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Storia e silenzio: il Relais Della Rovere, rifugio d’anima nella Toscana più segreta

di Simone Pasquini -


Adagiato tra le dolci colline che separano Siena da Firenze, sorge un luogo sospeso nel tempo: un’antica dimora benedettina dell’anno 1100, oggi trasformata in un raffinato relais, ma un tempo residenza di uno dei papi più influenti della storia della Chiesa: Giulio II. Nato Giuliano della Rovere, salì al soglio pontificio nel 1503, diventando il mecenate per eccellenza del Rinascimento, protettore di artisti come Michelangelo e Raffaello.
Chissà se proprio tra queste stanze, immerse nella quiete della campagna toscana, Giulio II e Michelangelo discussero per la prima volta di quella che sarebbe diventata l’opera simbolo di un’epoca: la volta della Cappella Sistina. I segni del passato, d’altronde, sono ancora visibili: stemmi cardinalizi e papali punteggiano il parco di 13.000 metri quadrati che circonda la struttura, testimoni discreti di una storia illustre.

Dopo un sapiente restauro, nel 2021 la proprietà è entrata a far parte del gruppo Ross Hotels, rinascendo come Relais Della Rovere. Un quattro stelle dallo spirito intimo e raccolto, con sole trenta camere, arredate con eleganza e dotate di ogni comfort. Il cuore del relais è la piscina in travertino, da cui si apre una vista mozzafiato sulla Val d’Elsa.
A differenza delle mete turistiche più battute come San Gimignano o Monteriggioni, qui si respira ancora un’autenticità rara: niente cerimonie in grande stile, nessun rumore di sottofondo che disturbi la pace. Solo silenzio, accoglienza discreta, e la possibilità di perdersi nei corridoi secolari immaginando le voci di un tempo.

Da qui si può partire alla scoperta dei borghi vicini, tra alcuni dei più affascinanti d’Italia, oppure scegliere di restare immersi nella quiete, coccolati da un servizio attento e sempre impeccabile.
Abbiamo avuto il piacere di cenare presso il ristorante della struttura, Il Cardinale, immerso in una romantica corte esterna. Dopo un aperitivo di benvenuto, il menù – in costante evoluzione – ci ha proposto una raffinata rivisitazione della tradizione toscana: abbiamo assaggiato i pici al ragù bianco di cinta senese con granella di pistacchio e la tagliata di manzo con funghi locali e lardo di Colonnata, due piatti ben eseguiti e ricchi di gusto.

Ma è tra le “specialità” che lo chef osa di più, con accostamenti sorprendenti che mescolano radici e sperimentazione. Indimenticabile, ad esempio, la tartare di chianina con mousse di burrata e cipolla di Certaldo caramellata, oppure il tataki di tonno al sesamo, servito con salsa all’arancia e zenzero.
Il tutto accompagnato da un’eccellente carta dei vini – nel nostro caso, un Nobile di Montepulciano morbido e avvolgente – e da dessert eleganti come la crêpe flambé al Grand Marnier o il cheesecake con pesca, fiori e mentuccia.
Un’esperienza che va oltre la semplice ospitalità: un tuffo nella bellezza, nella storia, e nella quiete. Un soggiorno che ci ha fatto sentire, per una sera, ospiti privilegiati alla corte di un Papa, tra le meraviglie di una Toscana autentica e segreta.


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