La chimica tedesca si ferma e trascina giù la farmaceutica
La chimica tedesca si ferma, la farmaceutica fa quel che può per salvare il salvabile Di per sé non è una buona notizia ma, considerando i precedenti e cioè la lunga stagione di stagnazione e recessione dell’economia dell’ex locomotiva d’Europa, non sarebbe neanche così cattiva. Il problema, però, è che nel frattempo l’America di Trump ha deciso di imporre dazi e tariffe che potrebbero trasformare i numeri attuali del comparto in una sconfitta senz’appello. Una notizia dal sapore agrodolce per l’Italia che, con la Germania, si contende il primato della produzione farmaceutica in una lunga serie di sorpassi e controsorpassi che ricordano le sfide, epiche, dell’automobilismo e i duelli tra Ferrari, Mercedes e Auto Union. Ma la verità è, in fondo, sempre la stessa. Ossia che i guai della Germania, ancora una volta, rischiano di ripercuotersi (anche) sulle aziende italiane che, con quelle tedesche e pure nella chimica e nella farmaceutica, coltivano rapporti di alleanza e collaborazione in uno scenario di forte interconnessione e compenetrazione.
I numeri di chimica e farmaceutica tedesca
I numeri della Vci, la Verband der Chemischen Industrie di Francoforte, la “Confindustria” tedesca della farmaceutica e della chimica, non sono entusiasmanti. C’è una stabilizzazione ma manca quel guizzo che ci si attendeva per iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel della recessione tedesca. Nei primi sei mesi di quest’anno, difatti, le vendite sono calate dello 0,5% a fronte di un giro d’affari che, tutto sommato, rimane imponente assommando a 107 miliardi di euro. In calo pure la produzione, a cui manca l’1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. Se la caduta non è stata più rumorosa è stata solo grazie alla farmaceutica che, a fronte di un crollo del 3% della produzione del comparto chimico, ha segnato un incremento del 2 per cento. Anche i livelli occupazionali restano uguali nonostante i tagli della chimica, a cominciare da Basf ed Evonik. Il settore farma-chimico, in Germania, dà lavoro a poco meno di mezzo milione di persone, 480mila addetti. Sul comparto incombe, adesso, la spada di Damocle dei dazi. Già, perché se la paura delle tariffe ha spinto verso l’alto le vendite del comparto, in una sorta di effetto accaparramento, ora si teme che gli affari possano ridimensionarsi e, a cominciare dalle aziende della plastica, come Covestro…
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