Garlasco, caccia alle impronte sulla spazzatura
Questa mattina al Tribunale di Pavia si terrà l'udienza davanti al giudice per le indagini preliminari
E ora sulla spazzatura si cercano anche le impronte. Il nuovo appuntamento tecnico sul caso Garlasco è per questa mattina al Tribunale di Pavia, dove si terrà l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, per il conferimento dell’incarico al dattiloscopista Domenico Marchigiani, che affianca la genetista Denise Albani nell’incidente probatorio della nuova inchiesta della Procura, in cui è indagato Andrea Sempio per l’omicidio, in concorso con altri soggetti, di Chiara Poggi, ammazzata il 13 agosto 2007, delitto per il quale sta scontando 16 anni di carcere l’allora fidanzato Alberto Stasi.
L’udienza oggi a Pavia
Nell’udienza il gip formulerà il quesito per procedere all’estensione degli accertamenti “mediante tecniche di laboratorio idonee alla esaltazione di eventuali impronte latenti su “etichetta in carta arancione Estathé”, “sacchetto spazzatura”, “sacchetto biscotti” e “sacchetto cereali”“, si legge nel provvedimento emesso lo scorso 17 luglio dal gip. Sotto la lente, ma questa volta alla ricerca e individuazione di impronte latenti, di nuovo gli oggetti repertati solo otto mesi dopo il delitto ma mai analizzati, prima che venissero inseriti nell’incidente probatorio della nuova inchiesta su Garlasco, che vede quale accertamento tecnico irripetibile quel Dna Ignoto 1 sulle unghie della vittima, per gli inquirenti compatibile con il profilo genetico di Sempio e che il perito Albani dovrà confermare.
Continuano gli approfondimenti sulla spazzatura e sulle impronte
L’accertamento tecnico, però, è stato ampliato anche a quei campioni mai esaminati all’epoca, come il tampone orale effettuato sul corpo di Chiara durante l’autopsia, dal quale è venuto alla luce un Ignoto 3 a cui ora gli investigatori danno la caccia. Intanto, però, continuano gli approfondimenti sulla spazzatura, sulla quale i consulenti di Sempio, quelli di Stasi e quelli della famiglia Poggi hanno già lavorato, sul piano biologico, con la genetista Albani, alla ricerca di materiale genetico lasciato sul pattume della villetta.
I risultati del perito incaricato dal giudice, che confluiranno in una relazione, finora hanno restituito solo tracce della vittima, rilevate sui due Fruttolo e sui sacchetti dell’immondizia, oltre a quella dell’allora fidanzato Stasi, estratta dalla cannuccia del tè alla pesca che il condannato non esclude di aver bevuto la sera prima del delitto. Ora la perizia dattiloscopica potrebbe confermare che a maneggiare quegli oggetti sia sempre stata la coppia di fidanzati, che la sera del 12 agosto avevano cenato insieme a casa Poggi, dove avevano consumato due pizze. Al momento l’incidente probatorio, comunque, non ha rilevato tracce sui reperti finora esaminati del nuovo indagato Sempio, contro il quale gli inquirenti avrebbero costruito un impianto che lo pone sulla scena del crimine e che ipotizza la presenza di altri complici.
Tra le 60 impronte digitali, rilevate nella villetta dei Poggi e sigillate in para-adesive, non è stato trovato alcun Dna di Sempio, mentre è emerso sulla 13 impressa sullo stipite interno della porta della cucina un profilo non attribuibile, perché incompleto, ma utile per l’esclusione, che non appartiene a nessuno dei protagonisti della vicenda, né al nuovo Ignoto 3 trovato nella bocca di Chiara né all’Ignoto 2 estratto dalle unghie della vittima nel 2014 dal professor Francesco De Stefano, il perito del giudice nell’Appello bis sfociato nella condanna di Stasi dopo due assoluzioni in primo e secondo grado.
È da quei tracciati elettroforetici che una consulenza della difesa di Stasi, firmata dai genetisti Ugo Ricci e Lutz Roewer, e un’altra affidata dai pm al professor Carlo Previderè e alla collega Pierangela Grignani, sono arrivati alla conclusione che l’Ignoto 1 è compatibile con il Dna di Sempio. E ora il perito del giudice dovrà certificare se quel profilo genetico è di Sempio, al quale l’accusa contesta di aver impresso la sua impronta palmare sul muro destro delle scale della cantina, dove è stato gettato il cadavere di Chiara.
La palmare 33, secondo una consulenza dattiloscopica, corrisponde per 15 minuzie a quella dell’indagato, mentre non ci sarebbe neppure la metà per i consulenti di Sempio e dei Poggi. E l’avvocato di questi ultimi, Gian Luigi Tizzoni, ha aperto uno scontro con la Procura proprio su quell’impronta. Tizzoni vorrebbe una perizia “super partes” sulla 33 in incidente probatorio, ma i pm hanno già detto “no”, dato che non si tratta di un esame irripetibile.
Torna alle notizie in home