Attualità

L’ONU ha ancora senso di esistere? Sì, oggi più che mai

di Alberto Filippi -


Era il 24 ottobre del 1945 quando, a San Francisco, veniva ufficialmente sancita la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), figlia diretta dell’orrore della Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati membri fondatori – con in testa gli Stati Uniti – decisero di firmare una carta che avrebbe avuto un obiettivo tanto ambizioso quanto necessario: bandire la guerra, prevenire i conflitti, difendere i diritti umani e garantire la cooperazione tra nazioni.

Un patto morale globale

Non era solo una dichiarazione di intenti. Era un patto morale globale. Un giuramento collettivo affinché mai più la brutalità del passato potesse ripetersi. Nei decenni successivi, l’ONU ha svolto un ruolo centrale nel mediare crisi, inviare caschi blu, creare convenzioni internazionali sui diritti civili, promuovere lo sviluppo nei paesi poveri, sostenere il disarmo nucleare, istituire tribunali per i crimini di guerra. Il mondo ascoltava le risoluzioni dell’Assemblea Generale, rispettava (almeno formalmente) le deliberazioni del Consiglio di Sicurezza, temeva la voce dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani.

L’Onu oggi: cosa è cambiato

Ma oggi? Qualcosa si è incrinato. Il massacro di Gaza, con migliaia di civili palestinesi uccisi, interi quartieri rasi al suolo, ospedali bombardati e bambini dichiarati “nemici”, è lo specchio tragico di un mondo che non rispetta più le regole comuni. L’ONU è stata ignorata. I suoi rapporti sono stati derisi o messi in dubbio. La relatrice speciale Francesca Albanese, che ha parlato apertamente di genocidio, è stata attaccata più che ascoltata. E i veti, come quello degli Usa in Consiglio di Sicurezza, hanno impedito anche le più minime azioni concrete. Questo non significa che l’ONU non abbia senso. Significa che oggi è una Costituzione inascoltata: sacra nei principi, inutile se non c’è la volontà politica di applicarla. E allora la vera domanda non è “serve ancora l’ONU?”, ma “vogliono ancora gli Stati farsi guidare da quei principi?”.

La risposta dovrebbe arrivare dalla politica. E in particolare, da quella italiana, che della pace ha fatto storicamente una bandiera, che della cooperazione internazionale ha costruito parte del suo orgoglio repubblicano. È il momento per le nostre istituzioni di prendere posizione. Non possiamo restare in silenzio mentre si viola il diritto internazionale e si calpestano i trattati. L’ONU ha senso di esistere. Ma solo se esisterà ancora il coraggio degli Stati di rispettarla.


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