Giustizia e Regionali: “Brugnaro a giudizio” il dopo Zaia e De Luca le operazioni verità
La giustizia torna a intrecciarsi con la politica. A Venezia l’inchiesta “Palude” potrebbe riscrivere le geometrie del centrodestra veneto in vista delle Regionali. In Campania, Vincenzo De Luca, lancia un’offensiva politica per ribadire la propria leadership, mentre da Roma i vertici delle coalizioni cercano faticosamente la “quadra” per le candidature. La Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco Luigi Brugnaro e altre trenta persone tra funzionari pubblici, imprenditori, uomini di fiducia del primo cittadino e perfino un magnate immobiliare di Singapore, Ching Chiat Kwong.
Giustizia e politica: L’accusa a Brugnaro
L’accusa: corruzione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio e falso ideologico, tutti reati connessi a una maxi-operazione urbanistica nell’area dei Pili, accanto al Ponte della Libertà. Il nome “Palude” non è casuale: secondo i magistrati, l’intera trattativa per l’acquisizione e valorizzazione dell’area si sarebbe svolta in maniera opaca, al di fuori dei canali istituzionali, tra favoritismi, omissioni e incontri informali. Nel mirino anche la vendita di Palazzo Papadopuli a Kwong, chiusa per 10,7 milioni a fronte di una valutazione iniziale di 14.
Con Brugnaro, oggi formalmente imputato, ci sono anche fidati collaboratori. Egli respinge ogni accusa: “Sono totalmente estraneo”. A dare concretezza alle indagini è stata la scelta dell’ex assessore Renato Boraso di patteggiare per avere favorito pratiche edilizie e ha deciso di vendere una casa di vacanza per pagare la multa.
Per le Comunali del 2026 potrebbe entrare in gioco Luca Zaia. Il governatore potrebbe candidarsi a sindaco di Venezia. Un’uscita laterale che lo rilancerebbe a livello nazionale, toglierebbe pressione dalla Lega e sminerebbe il terreno nel centrodestra. Una soluzione che consoliderebbe l’unità del centrodestra attorno a un nome forte e trasversale, evitando lo scontro tra Lega e FdI. Per la successione a Zaia i nomi non mancano: Alberto Stefani (Lega), Luca De Carlo e Raffaele Speranzon di FdI. Zaia, con il suo consenso e la sua reputazione, potrebbe risolvere in un colpo solo i nodi regionali e romani. E blindare il Veneto. Anche a Sud la politica ribolle.
Campania, De Luca torna all’attacco
In Campania, Vincenzo De Luca è tornato all’attacco. In una diretta Facebook ha criticato il livello del dibattito interno al centrosinistra: “Non ho ancora visto nomi adeguati. Non offrirò scudi a nessuno. Basta opportunisti, preti spretati e chi chiagne e fotte”. Per il governatore uscente, la costruzione della coalizione non può basarsi su accordi al ribasso: “Non si mortificano gli elettori, serve una rosa di nomi e idee chiare. Va detto cosa si vuole fare, senza infingimenti”. Le sue parole sono uno schiaffo a chi vorrebbe archiviare il suo protagonismo e passare oltre. De Luca rivendica il diritto a guidare la fase politica e ammonisce chi tenta scorciatoie. “Voglio lavorare come faccio da una vita – ha detto – combattendo a viso aperto. Quelli che non combattono pensano solo ai fatti loro”. Così, tra la “palude” lagunare e la tensione del Golfo, si gioca una partita oltre le singole città: la tenuta del centrodestra al Nord, la ridefinizione del centrosinistra al Sud e l’equilibrio dei poteri nei partiti. Venezia attende la decisione di Zaia, Napoli ascolta il monito di De Luca. A Roma i leader, con in testa Meloni, osservano.
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