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Milano, rete Equalize verso il processo: Pazzali e 14 complici con 202 capi d’accusa

di Ivano Tolettini -


Nove mesi dopo gli arresti che avevano scosso Milano e il mondo della business intelligence, l’inchiesta sul presunto sistema di dossieraggi legato alla società privata Equalize, che avrebbe compiuto sistematiche consultazioni illegali di banche pubbliche, compie un nuovo, decisivo passo.

La Procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di quindici persone, tra cui spicca l’ex presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, ritenuto dai pubblici ministeri “ideatore, promotore e organizzatore dell’associazione per delinquere”. In seguito alla morte avvenuta il 9 marzo scorso, è invece stata archiviata la posizione del sostituto commissario in pensione Carmine Gallo, il poliziotto che lavorava alla Pg della Procura sulla ‘ndrangheta di cui era esperto.

Milano, quella di Equalize una delle inchieste più vaste degli ultimi anni

L’atto, firmato dal pm Francesco De Tommasi, è di 204 pagine e raccoglie ben 202 capi d’imputazione che vanno dall’associazione per delinquere all’accesso abusivo ai sistemi informatici; dalla corruzione alla rivelazione di segreto d’ufficio; dalle intercettazioni illegali alla falsificazione di comunicazioni, fino all’estorsione e il favoreggiamento. È una delle inchieste più vaste degli ultimi anni sul fronte dello spionaggio informatico e dell’uso illecito di banche dati pubbliche.

Al vertice dell’organizzazione, dicono i Pm, c’era Pazzali – soprannominato “zio bello”, “il Capo” o “il President” nelle intercettazioni -, titolare del 95% di Equalize e presidente del cda della società, “in virtù della fitta rete di relazioni e conoscenze di cui godeva anche per via del suo incarico istituzionale”. Lo scrivono i Pm, sottolineando che avrebbe procurato clienti di peso alla società di via Pattarì.

Equalize, oltre al presidente i nomi dei coinvolti

Oltre a Pazzali, l’avviso di chiusura indagini coinvolge una galassia di figure: l’hacker Samuele Calamucci, il socio e amico Massimiliano Camponovo, l’esperto informatico Giulio Cornelli, gli investigatori privati Luca Cavicchi, Lorenzo Di Iulio, Daniele Rovini, Samuele Abbadessa e Mattia Coffetti, l’ex militare del Ros Vincenzo Di Marzio, il poliziotto Marco Malerba e il finanziere della Dia di Lecce Giuliano Schiano, indicati come agenti “infedeli” che avrebbero materialmente effettuato gli accessi abusivi nelle banche dati. Nel mirino anche l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, uno dei principali clienti del gruppo, indagato anche in un filone collaterale, e l’imprenditore Daniele Sirtori Equalize avrebbe costruito un sistema per ottenere informazioni sensibili da banche dati riservate – dallo Sdi della polizia all’Anagrafe tributaria, dai registri dell’Inps a quelli della Uif di Bankitalia sulle segnalazioni sospette – servendosi della collaborazione di esponenti delle forze dell’ordine e mascherando i dati come provenienti da “fonti giornalistiche” o comunque lecite. I documenti parlano di “centinaia di persone spiate”: politici, imprenditori, vip.

Tra i nomi già emersi ci sono quelli dell’ex ad dell’Eni Paolo Scaroni, del cantante Alex Britti, di personalità di primo piano come Ignazio La Russa e i suoi figli, e persino dell’oro olimpico Marcell Jacobs, vittime, secondo gli inquirenti, di accessi abusivi e attività di pedinamento. Dossier usati per influenzare politica e imprese, e per per trarre profitto dal commercio illecito di dati e avrebbe utilizzato le informazioni anche “a scopo estorsivo”.

La società, che formalmente operava nel campo della business intelligence, avrebbe raccolto incarichi e commissioni da clienti pubblici e privati in cambio di report cuciti su misura. Nell’avviso di chiusura indagini non si parla dei “clienti” che avrebbero richiesto le informazioni. Tra questi anche grandi aziende e figure note come Leonardo Maria Del Vecchio o Erg spa. “Prendiamo atto dell’avviso di conclusione indagini notificato dalla Procura – dichiara l’avvocato Federico Cecconi, difensore di Pazzali –. Valuteremo nel dettaglio l’incartamento processuale per esperire ogni più opportuna iniziativa a tutela del mio assistito”. Fonti difensive sottolineano come, a oggi, le richieste di misure cautelari avanzate dai pm per 11 indagati, tra cui Pazzali, siano state respinte dal gip Fabrizio Filice.

La Procura ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, chiedendo il carcere o i domiciliari, ma la decisione è ancora attesa. “Questo dato non è irrilevante – osservano i legali -. La misura cautelare, per la gravità delle accuse, avrebbe dovuto trovare i presupposti, che invece il giudice non ha ritenuto sussistenti”. La difesa di alcuni imputati, inoltre, sostiene che le attività di raccolta dati siano state svolte in modo lecito, con il consenso delle parti o tramite fonti aperte, e che non vi sia prova del presunto uso estorsivo dei dossier. Altri indagati puntano a dimostrare la propria estraneità alla rete ipotizzata dai pm, limitando il proprio ruolo a semplici prestazioni professionali. Intanto, altre tranche dell’indagine restano aperte. Tra queste il filone che coinvolge Giacomo Tortu, fratello del velocista Filippo, per un presunto spionaggio ai danni di Jacobs, e quello che riguarda altri “clienti” di Equalize potenzialmente coinvolti. La parola passa ora ai giudici.


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