Attualità

Garlasco: spunta un profilo genetico mai rilevato

di Rita Cavallaro -


Nel delitto di Garlasco spunta dal passato un Dna fantasma: un profilo genetico mai rilevato agli atti, ma che oggi emerge da alcuni articoli dell’epoca, pubblicati su varie testate nazionali e locali nei primi giorni di settembre 2007, che riportano indiscrezioni relative alle analisi del Ris di Parma sulle impronte sui muri della casa, tra cui la palmare 33 oggi attribuita dagli inquirenti ad Andrea Sempio e all’epoca considerata la firma dell’assassino, nonché un codice genetico estratto dal sudore delle impronte insanguinate lasciate dall’aggressore sul pigiama di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli.

Sul tessuto è rimasta impressa un’impronta mentre, mischiato alla sostanza ematica, c’era il sudore del killer, che è stato possibile isolare, risalendo al suo Dna“, si legge in un articolo ancora reperibile sul sito de Il Giornale e pubblicato il 4 settembre 2007 a firma “redazione”, sintomo del fatto che quelle notizie non sarebbero state raccolte da un singolo giornalista, ma sono il frutto di un lancio di agenzia stampa, visto che l’indiscrezione è stata pubblicata lo stesso giorno e negli stessi termini anche da altre testate.

Dunque, qualcuno avrebbe spifferato a un cronista la presunta scoperta dei Ris del Dna ricavato dal sudore, che se fosse stato corrispondente a quello di Alberto Stasi avrebbe chiuso il cerchio sul fidanzato assassino. Poi più nulla: sull’esistenza e l’iter di quelle asserite analisi genetiche cala il silenzio. Che oggi fa rumore nell’opinione pubblica che affolla i social, alla luce del fatto che quelle impronte digitali insanguinate sul pigiama di Chiara sono andate goffamente perdute poche ore dopo la scoperta del cadavere, quando il corpo è stato girato e la maglietta della vittima è finita in una pozza di sangue che ha cancellato la firma dell’assassino.

Com’è possibile, allora, che i giornalisti parlassero della fantomatica estrazione di Dna da quella traccia? Non è dato sapere, ma l’indiscrezione dell’epoca non è del tutto fuori dalla realtà, visto che la nuova inchiesta ha portato alla luce la circostanza, inquietante, che la palmare insanguinata del killer era sopravvissuta al maldestro ribaltamento del cadavere. A certificarla una foto contenuta in una memoria del sostituto procuratore generale di Milano, Laura Barbaini, datata 28 novembre 2014 e presentata ai giudici d’Appello bis che condannarono Stasi. Palmare di cui non vi è traccia nella relazione dattiloscopica del Ris, così come non è mai stato messo agli atti il Dna fantasma estratto dal sudore.


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