Attualità

Paesi sicuri, Corte Ue: Giudici decidono fino a regole Ue

Quanto stabilito vale fino alla conclusione dell'iter del Regolamento, prevista per il giugno del prossimo anno

di Angelo Vitale -


Brutte notizie dalla Corte Ue per la manovra del governo Meloni sui centri per migranti in Albania: la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una decisione riguardo alla definizione di “Paesi di origine sicuri” nel contesto del protocollo Italia-Albania per la gestione migratoria.

L’atto stabilisce che uno Stato membro dell’Ue non può designare come Paese sicuro quello che non offra protezione sufficiente a tutta la sua popolazione senza eccezioni, e tale designazione deve essere comunque sottoposta a un controllo giurisdizionale effettivo da parte dei giudici nazionali.

La Corte Ue sui Paesi sicuri

In particolare, la Corte ha precisato che la lista dei Paesi sicuri deve coprire il territorio e la popolazione per intero, senza possibilità di escludere aree o categorie di persone a rischio, almeno fino all’entrata in vigore del nuovo regolamento Ue sui Paesi sicuri (previsto per il 12 giugno 2026) che consentirà eccezioni per categorie specifiche. La Corte ha giudicato che le decisioni amministrative adottate senza questa piena certezza rischiano di essere annullate dalla magistratura.

Fratoianni: uno smacco per il governo

Dal governo, finora, nessuna reazione. Il più rapido commento è invece arrivato da Nicola Fratoianni di AVS, sottolineando che rappresenta una bocciatura della linea del governo Meloni, uno smacco politico e giuridico dell’esecutivo.

I Cpr in Albania sono fermi

Dal punto di vista operativo, ad oggi i Cpr italiani in Albania sono fermi e non utilizzati per i trasferimenti di migranti e richiedenti asilo, specialmente per le procedure di asilo accelerate che riguardano persone mai entrate sul territorio italiano. Le autorità italiane si trovano a dover rispettare le ordinanze dei giudici nazionali che impongono controlli più rigorosi e sospendono trattenimenti e trasferimenti.

Recentemente, era stato ipotizzata la trasformazione dei centri in Albania (come quelli di Gjader e Shengjin) per gestire in modo più efficace i rimpatri dei migranti irregolari. Questa estensione e riorganizzazione aveva suscitato critiche e polemiche per i costi elevati, per la legittimità giuridica del trattenimento fuori dal territorio nazionale e per le preoccupazioni sulle garanzie legali dei trattenuti.


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