Daniela Maggio con la Lega, la sinistra insorge
Ipocrisia politica in piena mostra. Quando il dolore diventa merce di parte
Mentre a sinistra applaudono le candidature di Cucchi e Salis, la madre di Giogiò viene attaccata solo per la sua scelta di schieramento. Quando il dolore diventa merce di parte.
Il diritto di candidarsi (vale per tutti?)
La scelta di candidarsi è, prima di tutto, una decisione personale. Chiunque, nel rispetto della legge, può mettersi in gioco in una competizione elettorale. Poi spetta agli elettori, e solo a loro, approvare o bocciare quella candidatura con il voto. Così funziona la democrazia. O almeno così dovrebbe.
Il caso Daniela Maggio: il dolore che divide
E invece, ecco che si alza il solito coro indignato. Questa volta, al centro della polemica, c’è Daniela Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli. La sua colpa? Non aver scelto il “partito giusto”. Perché sì, se sei una madre colpita da un dolore atroce, puoi diventare un simbolo, una testimone, una candidata… ma solo se stai a sinistra.
Quando la sinistra applaude (ma solo se conviene)
Gli stessi che applaudivano e sostenevano con entusiasmo la candidatura di Ilaria Cucchi – sorella di Stefano, vittima di abusi nelle carceri – oggi si stracciano le vesti per Daniela Maggio, solo perché ha scelto la Lega. Un partito di centrodestra che, a differenza del centrosinistra, ha fatto e continua a fare battaglie per la sicurezza, per la certezza della pena, per la tutela delle vittime e delle forze dell’ordine.
Il caso Salis: silenzio e applausi
E a proposito di candidature: nessuna polemica – anzi, applausi – quando è stata eletta al Parlamento europeo Ilaria Salis, attivista italiana arrestata in Ungheria e attualmente imputata in un processo per gravi accuse legate a scontri di piazza. Una vicenda giudiziaria tutt’altro che chiusa, ma immediatamente trasformata, a sinistra, in un simbolo di “resistenza” e “diritti”. Ora dai banchi di Bruxelles, rivendica ogni diritto. Giustamente…
Un decalogo a senso unico?
Allora, per favore: fate i seri.
Oppure, fateci un favore ancora più grande: scrivete un decalogo. Un vademecum ufficiale per capire quando e come una persona può candidarsi, e soprattutto con quali partiti può farlo senza essere etichettata come un’opportunista o una strumentalizzazione.
La sofferenza è solo di chi ha la tessera “giusta”?
Ditecelo voi, tenutari autoproclamati della morale pubblica e delle regole democratiche applicate “a sentimento”. Diteci in quali schieramenti politici una madre distrutta dal dolore viene celebrata come una paladina di civiltà, e in quali, invece, viene ridotta a “becera propaganda”.
Così almeno sappiamo come comportarci.
Perché, a quanto pare, la sofferenza non è uguale per tutti. Dipende da che tessera hai in tasca.
La candidatura di Daniela Maggio con la Lega scatena l’indignazione della sinistra, che però applaudiva le candidature di Cucchi e Salis. Una doppia morale che mette in luce l’ipocrisia politica quando il dolore diventa strumento di parte.
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