Attualità

Meloni mette in moto le Marche, Zaia all’assalto di Venezia

E Urso apre il fronte Calabria...

di Ivano Tolettini -


Giorgia Meloni tra le colline marchigiane, davanti a ruspe, tecnici e sindaci, benedice l’avvio dei lavori sulla Pedemontana delle Marche. “È una giornata storica”, dichiara, ribadendo che la regione, isolata nonostante la sua posizione centrale, va riconnessa.

Di fatto è l’avvio della campagna elettorale per le regionali d’autunno. Un tratto stradale di 1,7 chilometri tra Belforte del Chienti e Mozzano diventa simbolo di rinascita, infrastrutturale e politica. La premier parla di strategia, di ricostruzione post-sisma, di visione condivisa con la Regione, e soprattutto di Zes: zona economica speciale estesa anche all’Umbria, per dare slancio agli investimenti, semplificare le procedure, attirare capitali. In parallelo, a oltre 700 chilometri di distanza, un altro membro di governo apre un secondo fronte.

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, è in visita al porto di Gioia Tauro con il governatore Roberto Occhiuto. Tema del giorno: il possibile insediamento del polo nazionale del Dri (acciaio green), se Taranto dovesse risultare impraticabile. “È solo un’ipotesi”, dice Urso, ma la mossa è chiara: trasformare la Calabria, la regione con più bisogno di lavoro, in una piattaforma logistica, industriale, energetica.

Anche qui la Zes diventa leva strategica, da combinare con infrastrutture, fiscalità agevolata e cooperazione tra enti locali e Stato. Sud e Centro Italia, dunque, al centro del racconto governativo.

Ma al Nord, il governatore Luca Zaia, intervenendo alla festa della Lega Romagna, lancia un segnale a bassa voce ma ad alto voltaggio. “La mia lista civica non è un soggetto politico, ma alle ultime elezioni ha portato 43 consiglieri alla maggioranza”. È la sua maniera per dire: senza di me, la coalizione perde forza. Il Veneto, ricorda, è l’unica regione senza debito sanitario, con i conti in ordine. E se a Roma non riconosceranno il suo ruolo nel definire gli assetti futuri, è pronto a muoversi in autonomia.

Zaia non alza i toni, ma mette sul tavolo l’ipotesi che circola da mesi: candidarsi a sindaco di Venezia nel 2026, e così blindare contemporaneamente città e regione. Una manovra da vero “Doge”, che spaventa e affascina. Per ora, resta in stand-by. Ma le sue parole suonano come avvertimento: se al Nord non viene data voce, lui se la prenderà.

Centrodestra mobilitato: dalle Marche al Veneto ora Meloni punta alle Regionali

Il centrodestra appare mobilitato. Meloni presidia il centro e rilancia con la Pedemontana e la Zes. Urso apre al Sud una nuova ipotesi di sviluppo strategico. Zaia, da Nord, conta i voti e prepara l’assalto. Tutti in marcia, ma non tutti nella stessa direzione. Dall’opposizione, Anna Ascani e Walter Verini (Pd) parlano apertamente di tempismo sospetto: “La Zes nelle Marche e in Umbria arriva alla vigilia del voto regionale. Sembra più propaganda che visione”. Chiedono politiche industriali strutturate, aiuti veri alle famiglie, contrasto al caro energia, investimenti su treni e digitale. Il sospetto è che l’accelerazione del governo nasconda calcoli elettorali. Eppure il messaggio che filtra dai territori è diverso. Nelle Marche, il governatore Acquaroli rivendica l’avvio del cantiere come prova di concretezza. In Calabria, Occhiuto sogna “una grande svolta industriale”. E a Nord, Zaia punta a non farsi schiacciare da logiche di partito. La premier, intanto, guarda all’insieme e rilancia: “L’Italia deve tornare a pensare in grande”. Ma Zaia tiene il Nord col fiato corto.


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