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IN LIBRERIA – L’arte di riscrivere il trauma

di Eleonora Ciaffoloni -


IN LIBRERIA – L’arte di riscrivere il trauma

Perché in fondo le storie d’amore servono solo a guarire dall’infanzia”. Trauma, desiderio e scrittura: si racchiude così Povera pazza (Pauvre folle, titolo originale) il romanzo di Chloé Delaume, autrice francese radicale e sperimentale, che torna in Italia grazie a Mincione Edizioni nella traduzione di Sofia Tincani.

Si tratta di un’opera ibrida e stratificata, al confine tra romanzo, saggio e autofiction ma anche un viaggio potente dentro la psiche femminile, la memoria e l’ossessione. La storia è quella di Clotilde Mélisse che si trova in treno, diretta a Heidelberg e da quel finestrino rivede la sua vita. Un racconto fluente e continuo, scandito da momenti chiave: la scoperta della poesia con Ofelia di Rimbaud e l’omicidio-suicidio dei genitori, da cui si salva solo per un’esitazione del padre, eventi fondanti che plasmano la sua identità, la scrittura e il suo rapporto con il mondo. E c’è di più: durante una residenza a Villa Medici, Clotilde conosce Guillaume Richter, un regista omosessuale. Conquistarlo diventa una missione: un atto simbolico di seduzione estrema, un modo per testare il proprio potere. Ne nasce un legame epistolare e ossessivo, dove lei è la Regina e lui il Mostro, in un gioco relazionale che alterna piacere e annichilimento, amore e dipendenza. Ma l’equilibrio si rompe. Guillaume sparisce, per poi tornare dieci anni dopo. E con lui riaffiora tutto: dolore, ossessione, confusione dei ruoli, in un gioco tra manipolazione e desiderio.

Tra esperienza biografica e alterazione narrativa, la scrittura di Delaume è densa, colta, imprevedibile, carica di ironie e teatralità. La forma stessa del testo non obbedisce a strutture canoniche: è frammentaria, attraversata da salti temporali ed emotivi, proprio come la mente di chi cerca di rimettere insieme i pezzi dopo una frattura. Una sorta di esercizio estremo, una forma di autoanalisi e rituale catartico: scrivere per sopravvivere, ma anche per trasformare sé stessi in un’opera viva. Delaume non si limita a raccontare la propria storia, la mette in scena. Scrive il corpo e attraverso il corpo, fino a farne il centro pulsante del testo. Ed è proprio questa tensione costante tra esperienza e forma, tra biografia e invenzione, che rende Povera pazza un oggetto letterario non identificato, al tempo stesso potente e necessario. È la storia di una donna che cerca di scrivere se stessa attraverso il dolore, per guarire dalle ferite dell’infanzia, per decostruire i miti dell’amore romantico, per trovare un linguaggio che dica finalmente ciò che è. Un romanzo-performance che disorienta e affascina, tra memoria, poesia, psiche e politica.


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