Protezione solare: tutti gli errori che continuiamo a fare (e che la pelle paga)
Tutti i falsi miti che ci fanno usare male la crema solare (e, ovviamente, invecchiare prima del tempo)
di ANGELINA DE SANTIS – Protezione solare: tutti gli errori che continuiamo a fare (e che la pelle paga)
Abbiamo imparato a temere il sole tardi, e male. Per anni è stato celebrato come alleato di bellezza e benessere, e solo recentemente la scienza ci ha aperto gli occhi sui danni che l’esposizione incontrollata può arrecare alla pelle. Nonostante creme, campagne informative e dermatologi che ci supplicano ogni estate, continuiamo però a sbagliare. E gli errori, quando si parla di fotoprotezione, non sono dettagli: si accumulano, si sommano e segnano la pelle come il tempo.
L’errore più comune è anche il più banale: pensare che una sola applicazione al mattino basti. Non è così. Il sudore, l’acqua, lo sfregamento dei vestiti e il semplice scorrere delle ore rendono inefficace qualsiasi protezione, anche se all’apparenza resta sulla pelle. Lo ripetono gli esperti: la crema solare va riapplicata ogni due ore e dopo ogni bagno o doccia. Non è un eccesso di zelo, è una questione di efficacia. Eppure continuiamo a ignorarlo.
Poi c’è il tema delle quantità. Anche chi la mette, spesso ne mette poca: un velo sul viso, una spalmata distratta sul corpo. Invece servirebbero almeno 2 mg di prodotto per cm² di pelle, che si traducono in circa mezzo cucchiaino per il viso e una tazzina da caffè per il corpo. Chi usa meno prodotto, non è protetto: semplicemente si illude. E l’illusione è spesso alimentata da texture troppo dense o unte, che rendono l’applicazione sgradevole e faticosa. Per fortuna la cosmetica si è evoluta e oggi esistono solari leggeri, invisibili, ad assorbimento rapido, ideali per favorire l’uso corretto senza sembrare imburrati.
Altrettanto grave è dimenticare alcune zone del corpo. Le orecchie, il dorso dei piedi, le mani, le labbra, le palpebre e il cuoio capelluto sono spesso esposti ma raramente protetti. Eppure sono punti fragili, soggetti a scottature, cheratosi attiniche e perfino melanomi. Ogni centimetro va schermato: non ci sono aree minori.
E no, nemmeno l’ombra o le nuvole ci salvano. I raggi UVA, i principali responsabili del fotoinvecchiamento, attraversano vetri e nuvole senza fatica. Questo significa che siamo esposti anche quando il sole non si vede, quando siamo in macchina, all’ombra dell’ombrellone o nel traffico cittadino. La protezione solare, quindi, non è un prodotto stagionale da usare al mare, ma un gesto quotidiano, specie per chi vive all’aria aperta o in città soleggiate.
Un altro mito duro a morire è quello della crema idratante o del fondotinta con fattore di protezione: molti pensano che basti quello. Ma i prodotti make-up con protezione solare vengono applicati in quantità troppo ridotte per essere davvero efficaci. Spesso, poi, non offrono nemmeno una protezione ad ampio spettro e non resistono all’acqua o al sudore. Meglio allora applicare prima una crema solare specifica per il viso, lasciarla assorbire per almeno dieci minuti e solo dopo procedere con il trucco.
E poi c’è la trappola dell’SPF basso: molti scelgono un fattore 15 o 20 per evitare l’effetto “fantasma”, ma la differenza tra SPF30 e SPF50+ è più significativa di quanto si pensi. Un SPF30 filtra circa il 96,7% dei raggi UVB, mentre un SPF50+ supera il 98%. Pochi punti percentuali? Forse, ma nel lungo periodo fanno la differenza tra una pelle protetta e una segnata. Scegliere un filtro basso per motivi estetici è una forma di autolesionismo travestita da vanità.
Un altro grande classico: usare le rimanenze dell’anno prima. Il solare aperto 12 mesi prima e dimenticato nel cassetto non è più affidabile. Il calore, la luce e il tempo degradano i filtri, rendendoli inefficaci. Il PAO – periodo dopo l’apertura – è indicato sul flacone e va rispettato. E i prodotti vanno conservati lontano da fonti di calore e dalla luce diretta: niente borsa da spiaggia, niente cruscotto dell’auto.
Ultima nota per chi si trucca: la protezione solare va sempre prima, su pelle detersa e asciutta. Poi si aspetta, e solo dopo si passa al make-up. L’inverso – ovvero truccarsi e poi spruzzare qualche mist solare – non basta. Serve una stratificazione intelligente, pensata per unire bellezza e difesa.
Sbagliare è umano, certo. Ma quando si parla di protezione solare, perseverare è rischioso. La pelle ha memoria, e non dimentica. Ogni omissione oggi è una ruga domani, una macchia dopodomani, e – nei casi peggiori – una diagnosi.
E a quel punto, non c’è filtro che tenga.
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