Esteri

Gaza a un passo dal baratro. Voluto da Netanyahu

“Gaza è senza cibo e senza tempo”, ha scritto su X Cindy McCain, direttrice Wfp

di Ernesto Ferrante -


Centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede del Likud, il partito del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Likud, a Tel Aviv, per chiedere un accordo per porre fine alla guerra e liberare gli ostaggi. La manifestazione si è tenuta mentre era in corso a Gerusalemme la riunione dei ministri per decidere se portare avanti i piani per una completa occupazione militare della Striscia di Gaza.

Le mire di Netanyahu

Netanyahu, prima dell’incontro, ha affermato a Fox News: “Abbiamo intenzione di prendere il controllo per garantire la nostra sicurezza, rimuovere Hamas, consentire alla popolazione di liberarsi di Gaza e di affidarla a un governo civile che non sia Hamas e non sia qualcuno che propugna la distruzione di Israele”. “Vogliamo avere un perimetro di sicurezza. Non vogliamo governarla”, ha spiegato il premier.

L’opposizione e i militari scettici sull’occupazione di Gaza

Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha attaccato duramente Netanyahu dopo che questi ha rivelato la sua visione “strategica” per il continuo della guerra nella martoriata enclave palestinese. “Ciò che Netanyahu propone è un’altra guerra, più ostaggi morti, più soldati caduti e decine di miliardi di denaro dei contribuenti che saranno riversati nelle illusioni di Itamar Ben Gvir e di Bezalel Smotrich”, ha detto Lapid.

Il capo di Stato maggiore delle Idf, Eyal Zamir, ritiene che un’occupazione di Gaza possa trascinare Israele in un “buco nero” di insurrezione prolungata, gravi responsabilità umanitarie e un pericolo crescente per la sorte degli ostaggi. Lo ha riferito il canale israeliano Channel 12.

La soluzione cara ai “falchi” dell’esecutivo richiederebbe risorse ingenti e probabilmente “condannerebbe” a morte i prigionieri israeliani, secondo l’ex capo dell’intelligence militare israeliana Amos Yadlin, che al quotidiano israeliano Maariv ha evidenziato che “stiamo parlando di due milioni di persone e di un regime militare; persone disperate con case distrutte, senza ospedali né scuole”. “Dopo 22 mesi, l’esercito israeliano sa come conquistare la Gaza in superficie, ma non sa come conquistare la Gaza sotterranea o salvare gli ostaggi”, ha concluso Yadlin.

Tra l’altro, come hanno fatto notare alti ufficiali militari, per prendere il controllo di tutto il territorio Israele dovrebbe sfollare circa un milione di palestinesi. Il piano inizierebbe con la presa di Gaza City e dei campi nella Striscia centrale, spingendo circa metà della popolazione dell’enclave a sud, verso la zona umanitaria di Mawasi.

I piani dei “falchi” Israeliani

L’espansione sarebbe finanziata da circa 1 miliardo di dollari in donazioni dagli Stati Uniti e da altri Paesi alleati. Stando a quanto riportato dal sito di notizie Ynet, dall’emittente pubblica Kan e dal notiziario Channel 13, la campagna militare dovrebbe durare dai quattro ai cinque mesi e coinvolgere dalle quattro alle cinque divisioni dell’Idf.

Kan ha fatto sapere si prevede che la popolazione civile verrà ulteriormente spinta verso la Striscia meridionale, mentre si svolgeranno massicce manovre nelle aree in cui si ritiene siano tenuti gli ostaggi, con l’obiettivo di evitare loro qualsiasi tipo di danno.

“I piani di Netanyahu di espandere l’aggressione dimostrano senza ombra di dubbio che mira a liberarsi degli ostaggi e a sacrificarli per i suoi interessi personali”, ha accusato Hamas in risposta alle mire di Benjamin Netanyahu. Per l’organizzazione palestinese, “le parole di Netanyahu rivelano chiaramente i veri motivi del suo ritiro dall’ultimo round di negoziati, nonostante si fosse vicini a un accordo finale”. Hamas ha lanciato un pesante avvertimento: “L’espansione dell’aggressione contro il nostro popolo non sarà una passeggiata, il suo prezzo sarà alto”.

“Gaza è senza cibo e senza tempo”, ha scritto su X Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Wfp), aggiungendo che “non si può risolvere la crescente fame con i lanci aerei. L’unico modo per far arrivare il cibo, nella quantità necessaria, è via terra. Non possiamo permetterci di aspettare: Gaza è senza cibo e senza tempo”.


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