Attualità

La storia di Jessica Radcliffe, addestratrice uccisa da un’orca durante uno show

Sui social fioccano lezioni, indignazione e richieste di giustizia per Jessica e addirittura raccolte fondi per aiutare la famiglia dell’addestratrice virtuale.

di Gianluca Pascutti -


Jessica Radcliffe, addestratrice di orche uccisa durante uno spettacolo, non è mai esistita. Eppure, negli ultimi giorni, il suo nome ha fatto il giro del mondo, trasformandosi in un caso mediatico alimentato da immagini e video realistici, ma interamente manipolati o generati con intelligenza artificiale.

L’origine della falsa notizia

Tutto è iniziato con un breve filmato, condiviso su diverse piattaforme social, che mostrava una scena drammatica: un’orca che afferra e trascina sott’acqua una giovane donna identificata come Jessica. Il video, corredato da un racconto dettagliato, sembrava autentico. In realtà, le indagini hanno dimostrato che si tratta di materiale creato ad arte, combinando clip non correlate e audio generato artificialmente. In questo caso possiamo tranquillamente dire che non serviva molto per capire che si trattava di un fake, bastava guardare con attenzioni le immagini, specialmente quelle del finto attacco.

Il ruolo dei social: lezioni, polemiche e indignazione

In questi giorni, moltissimi utenti sui social si sono improvvisati esperti, dispensando lezioni su come comportarsi con animali marini, spiegando come sarebbe possibile ammaestrare le orche o, all’opposto, chiedendo giustizia per Jessica. Alcuni hanno perfino lanciato raccolte fondi in suo nome, convinti di sostenere la famiglia della vittima inesistente.

Questa ondata di opinioni, spesso fondate su una storia mai avvenuta, dimostra quanto sia facile manipolare l’emotività collettiva e spostare l’attenzione pubblica verso fatti del tutto inventati.

Perché la bufala ha funzionato

La vicenda di Jessica trae forza dall’eco di tragedie reali, come quella di Dawn Brancheau nel 2010, uccisa dall’orca Tilikum. Questo richiamo a eventi autentici ha reso la menzogna più credibile. A ciò si aggiunge la potenza delle immagini e della narrazione emotiva, che riduce la propensione delle persone a verificare le fonti.

Una riflessione necessaria

Episodi come questo impongono una domanda: dove ci porterà questa tecnologia? L’intelligenza artificiale, capace di creare video fotorealistici di eventi mai accaduti, è un’arma a doppio taglio. Può essere strumento creativo e educativo, ma anche mezzo di disinformazione di massa.

La storia di Jessica è un campanello d’allarme: la gente dovrebbe svegliarsi e non credere ciecamente a ciò che vede sullo schermo. Prima di condividere, indignarsi o dare lezioni, è fondamentale verificare le fonti. Perché, in un mondo in cui il confine tra reale e artificiale si fa sempre più sottile, distinguere la verità dalla menzogna diventerà una delle sfide più grandi del nostro tempo.


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