Attualità

Il kebab fa paura ai tedeschi: la vertenza che fa impennare i costi

Uno sciopero a Stoccarda rischia di innescare uno tsunami dei prezzi in Germania

di Giovanni Vasso -


Ai tedeschi il kebab piace da impazzire al punto che è diventato uno dei temi cardine dell’ultima campagna elettorale. Ma le vicissitudini del panino non sono finite con lo scontro politico innescato, mesi fa dalla sinistra che denunciò i rincari portandoli dritti al centro dell’agone politico in Germania. Il guaio è che, adesso, si teme che il kebab possa aumentare (ancora di più) di prezzo e, in alcune aree del Paese, diventare più raro (e prezioso) di una pepita d’oro. E no, stavolta Erdogan non c’entra. Il problema è una vertenza sindacale.

L’ansia dei tedeschi: il kebab e gli aumenti (di salario)

Murr è una graziosa cittadina che sorge a non più di trenta chilometri da Stoccarda. Supera di poco i 6mila abitanti e che si trova nel Land del Baden-Württemberg, nel Sud-ovest del Paese. Nella periferia di questo ameno e pittoresco villaggio c’è uno stabilimento tra i più grandi di tutta la Germania che si occupa proprio di rifornire di kebab i chioschi tedeschi. L’azienda è la Birtat Meat World SE. I cui dipendenti, adesso, sono infuriati e minacciano uno sciopero vero e proprio dopo averne attuato qualcuno di “avvertimento”. La loro richiesta è netta: vogliono 375 euro in più al mese. Ad accompagnarli nella disfida c’è il sindacato. Secondo cui, nell’azienda, ci sarebbero anche vistose e ormai intollerabili differenze di trattamento. Chiedono un contratto collettivo. Nella forza lavoro al servizio dello stabilimento si trovano molti immigrati, provenienti perlopiù da Turchia, Bulgaria e Romania.

Il braccio di ferro

L’azienda non cede di un millimetro. I lavoratori, anche durante la scorsa settimana, hanno lasciato il loro posto e hanno inscenato una manifestazione di protesta di fronte ai cancelli della fabbrica. Adesso, dunque, si è davanti a una fase di stallo. Le ragioni dei contendenti non sembrano ammettere, fino a questo momento, spazi per una contrattazione né una mediazione. Dunque il rischio è che si potrà andare a uno sciopero ben più lungo. E, in questo caso, i problemi si rifletterebbero sull’intera catena fino a raggiungere i consumatori. Già, perché le stime riferiscono che l’azienda fornisce la materia semilavorata che soddisfa, ogni mese, la voglia di kebab di ben 13 milioni di consumatori.

I costi impazziti

Il kebab, durante l’ultima campagna elettorale, era diventato il simbolo del carovita in Germania. E, chiaramente, il gustoso panino s’era trasformato in una pietra di scontro tra le forze politiche. Ma i numeri non lasciano alcuno spazio di interpretazione. E raccontano, meglio di qualsiasi altra cosa, l’esplosione dei prezzi e la crisi inflazionistica (e non solo) che ha colpito l’ex locomotiva d’Europa. Difatti, oggi, i tedeschi pagano non meno di 7 euro lo stesso panino col kebab che, all’inizio del millennio, poco più di vent’anni fa, non costava che 2,50 euro. Ha quasi triplicato il prezzo che, prima della guerra tra Russia e Ucraina, era salito a 4 euro. E, adesso, con il braccio di ferro in fabbrica, si rischiano ulteriori aumenti.


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