Il risarcimento di Vivian Spohr: atto dovuto o strategia?
Vivian Spohr -moglie del ceo di Lufthansa, Carsten Spohr-, è accusata di aver ucciso Gaia Costa di 24 anni a Porto Cervo lo scorso luglio, in Costa Smeralda. La giovane stava attraversando sulle strisce pedonali, quando è stata investita da un Suv, un Bmw X5. Come testimoniano le telecamere di sorveglianza posizionate in prossimità di Via Aga Khan a Porto Cervo, Gaia avrebbe tentato di fermare l’auto, mentre la 51enne Vivian non si sarebbe nemmeno accorta della giovane. Distrazione dovuta all’utilizzo del cellulare? Anche questo sarà da appurare, grazie alle testimonianze rilasciate sul luogo della tragedia dai passanti. La donna tedesca risultata poi negativa ai test tossicologici, è stata indagata per omicidio stradale dalla Procura di Tempio. La manager, subito dopo l’accaduto è volata velocemente in Germania. Concessione prevista dal reato per la quale è stata accusata, che non prevede aggravanti. Non una fuga come i malpensanti avrebbero potuto ipotizzare, ma una possibilità ammessa dalla legge, che la manager non si è fatta sfuggire. L’esito dell’autopsia di Gaia ha confermato che la morte sia giunta a seguito del trauma cranico, causato dall’incidente. Ad un mese dall’uccisione della giovane, si è parlato molto del generoso risarcimento che Vivian Spohr ha deciso di elargire di sua spontanea volontà alla famiglia Costa. La manager “consapevole che una perdita così grande non possa essere rimediata, si attiverà al fine di attenuare le conseguenze” (tramite il risarcimento), per cercare di alleviare così, il dolore della grave perdita subita. Che si tratti di senso di colpa della ricca e disperata manager o mossa strategica, nessuno può asserirlo anche se, gli effetti nel procedimento penale terranno sicuramente in considerazione tale gesto. Il giudice, a seguito di un “sincero pentimento” e di una collaborazione dell’indagata (oltre che al pronto risarcimento economico), potrebbe ridurre addirittura la condanna o evitare pene detentive; l’entità della condanna dipenderà dalla coscienza del giudice, quindi. Ad oggi, non sono stati resi noti né ulteriori dettagli riguardanti l’evoluzione delle indagini, né sono state prese decisioni giudiziarie. Nel caso della morte di Gaia e Camilla, investite ed uccise -mentre attraversavano sulle strisce di Corso Francia a Roma- nel dicembre 2019 da Pietro Genovese (figlio del noto regista) durante il processo, le famiglie delle ragazze, a seguito di un risarcimento, non si costituirono più come parti civili. Ben diverso il caso di Alessio Biscuola, ucciso più di un anno fa, nelle medesime modalità dei casi precedentemente riportati. La procura di Ivrea, non ha ancora terminato le indagini e nonostante l’avvocata Caterina Biafora abbia inviato richiesta di risarcimento, senza la chiusura dell’indagine, non si può quantificare la cifra. E chi si trova indagato per omicidio stradale, ma non può permettersi un risarcimento, che fine farà? Il silenzio calato anche sulla vicenda Spohr, come in tanti altri casi quando di mezzo c’è la notorietà, rappresenta davvero la giustizia che una ragazza uccisa merita e che vogliamo? Che la benda della dea Dike dagli occhi, le sia scivolata alla bocca?
Torna alle notizie in home