Attualità

Addio a Padre Fedele, il frate ultrà dalla parte degli ultimi

Il cappuccino tifoso del Cosenza se n'è andato nel 1987. Il caso giudiziario da cui uscì assolto e la riconoscenza di una comunità

di Maria Graziosi -

20060123 - ROMA - SPR - PADRE FEDELE: ARRESTATO FRATE PER VIOLENZA SU SUORA - Un'immagine d'archivio che mostra padre Fedele Bisceglia (C) con i tifosi del Cosenza. DI MEO/ANSA-ARCHIVIO/TO


Addio a Padre Fedele, un frate in curva: quella del Cosenza. Aveva 87 anni e da tempo era malato. La notizia, in un lampo, ha fatto il giro del web. La sua presenza allo stadio, la “missione” nella curva rossoblù dei silani, l’aveva reso un volto noto a livello nazionale. Fu tra i primissimi religiosi a frequentare gli stadi e a farlo sedendo, anzi restando in piedi e cantando, nei settori più accesi del tifo e della passione popolare.

Addio a Padre Fedele

L’annuncio è arrivato sui social dal profilo de Il Paradiso dei poveri, l’associazione che lui stesso aveva fondato attiva nella beneficenza e nel campo della solidarietà. “Con profondo dolore, l’Associazione Il Paradiso dei Poveri comunica che Padre Fedele si è spento presso la clinica Inrca, circondato dall’affetto di chi gli ha voluto bene”. E ancora: “Padre Fedele ha dedicato tutta la sua vita agli ultimi, ai poveri, agli invisibili. Con amore instancabile ha fondato e portato avanti questa realtà, lasciandoci in dono il suo esempio di carità, giustizia e fede”. Per l’organizzazione, inoltre, “Padre Fedele ci lascia un messaggio importante: Si deve concedere perdono al fratello per riceverlo da Dio”. E questa, considerata la parabola dell’esistenza terrena di padre Bisceglia non è per nulla una considerazione banale.

Le controversie

Padre Fedele conobbe i rigori del carcere poiché accusato di aver abusato di una suora. Era il 2006. Fu poi assolto nel 2015 da ogni addebito e, un anno dopo, l’assoluzione venne confermata, con la formula “perché il fatto non sussiste” anche dalla Cassazione. Tuttavia fu sospeso a divinis e allontanato dall’ordine dei Cappuccini. Nonostante le sue richieste, non venne mai riammesso ufficialmente. La disavventura giudiziaria, conclusasi con la piena assoluzione, non ha oscurato una vita passata ad aiutare il prossimo e i poveri. Con l’associazione che ne ha annunciato la scomparsa nella notte, con un impegno costante là dove c’era l’umanità. E quale luogo “migliore” dello stadio per incrociare la gente con la quale ha amato confrontarsi?

La riconciliazione

“La camera ardente è allestita, nel rispetto delle volontà di Padre Fedele, presso la cappella dell’Oasi Francescana, cappella dedicata a Sant’Anna in memoria di Sua madre”, ha reso noto questa mattina sui social Il Paradiso dei poveri. Nel manifesto funebre un invito alla composizione di ogni controversia: “Volendo rimanere per sempre unito alla Chiesa, ai Frati minori cappuccini e ai poveri chiede che sia posto fine a ogni contrarietà, divisione e rancore e il suo ricordo rimanga per tutti segno di riconciliazione, unione, pace e vero bene”. Nei giorni scorsi, al capezzale di Padre Fedele, era accorso anche il vescovo di Cosenza, Giovanni Checchinato. Che aveva espresso un augurio e messa una pietra sopra al passato: “Appena starà meglio, potrà celebrare messa in pubblico, sono pronto a firmare il permesso”. Purtroppo, però, Padre Fedele non ha fatto in tempo a tornare sull’altare.

Il saluto di Cosenza

Il sindaco Franz Caruso era andato in clinica, anche lui, per portare conforto a Padre Fedele promettendo, sui social, che appena si fosse rialzato dal suo letto di sofferenza avrebbe ricevuto il sigillo della città: “per celebrare la sua straordinaria opera missionaria a favore di chi vive situazioni di disagio e fragilità. Nel 1999 al Frate Cappuccino è stata conferita la cittadinanza onoraria. La mia amministrazione comunale già due anni fa lo ha omaggiato con un murales sulla sopraelevata. Con il sigillo intendiamo celebrarlo ancora una volta, in questo momento di struggente sofferenza fisica, ringraziandolo per aver dedicato la sua vita ai poveri e agli ultimi della nostra comunità”. La notizia della morte, però, ha mandato a monte i piani. Mario Occhiuto, già sindaco di Cosenza, ha ricordato così la figura del cappuccino: “Padre Fedele c’era sempre. Anche nel momento più difficile della mia vita, lo ricordo in disparte, all’altare, con la sua messa silenziosa. Era il suo modo di dire “sono qui”, senza bisogno di parole”. E ancora: “Ha dedicato tutta la vita agli ultimi, con un’umanità e una concretezza rare. Quando ero sindaco accettò di aiutarmi, portando lo stesso spirito di servizio che metteva in ogni cosa. Un pensiero speciale a Teresa, che gli è stata accanto con affetto e discrezione fino alla fine. Ciao Padre Fedele, il tuo esempio resterà vivo”.


Torna alle notizie in home