14 agosto 2018: il dovere della memoria e della giustizia
A sette anni dal crollo del Ponte Morandi, l’Italia ricorda le 43 vittime. Una ferita ancora aperta, tra dolore, memoria e richiesta di giustizia
Era il 14 agosto 2018, una mattina d’estate come tante. Alle 11:36, sotto una pioggia battente, il viadotto Morandi di Genova crollò improvvisamente. Un boato, un vuoto, la polvere e il silenzio. In quel tragico momento, 43 vite furono spezzate. Famiglie intere cancellate, sogni interrotti, vite comuni travolte da un evento che non sarebbe mai dovuto accadere.
A sette anni di distanza, il ricordo di quel giorno non si affievolisce. Anzi, si fa più forte. Perché il crollo del Ponte Morandi non fu una fatalità, ma una tragedia annunciata, figlia di incuria, omissioni e responsabilità che oggi, più che mai, esigono verità e giustizia.
“Le immagini di quelle ore restano impresse nella nostra storia e guidano ogni giorno il nostro impegno” – Vigili del Fuoco.
Una ferita profonda nel cuore del Paese
Genova non dimentica. La Liguria non dimentica. L’Italia intera porta addosso la cicatrice di quella giornata. Perché ciò che è accaduto al Ponte Morandi non riguarda solo una città o una regione, ma l’intero Paese. È la rappresentazione drammatica di quanto può accadere quando viene meno il controllo, la prevenzione, la responsabilità.
“Oggi è una giornata di vergogna nazionale”. Frase ricorrente tra chi chiede verità e giustizia. Non si può parlare solo di dolore: serve anche ricordare il senso di rabbia e impotenza provato da milioni di italiani nel vedere un’infrastruttura fondamentale sbriciolarsi sotto gli occhi del mondo. In pochi secondi, una delle arterie principali del Nord-Ovest è diventata simbolo del crollo della fiducia nelle istituzioni e nella gestione della cosa pubblica.
Il peso della memoria e il bisogno di giustizia
Alle 43 vittime, uomini, donne, bambini , va oggi il pensiero più profondo. Alle loro famiglie, che da sette anni affrontano il peso insostenibile della perdita, va il rispetto e la vicinanza di un’intera comunità. Alcuni hanno scelto il silenzio. Altri hanno trasformato il dolore in impegno. Tutti, in ogni caso, hanno mostrato una forza e una dignità straordinaria.
La memoria è un dovere civile. Ma non può essere solo un gesto simbolico o un appuntamento annuale. Va nutrita con la consapevolezza, con la trasparenza, con il coraggio di guardare in faccia la verità. A sette anni di distanza, resta insanabile lo strappo nell’animo di chi ha perso un familiare in quel crollo che ha segnato una delle pagine più buie della storia recente del Paese. A queste persone è dovuta giustizia. Ma è anche doveroso che l’intera collettività si faccia carico della memoria di quella tragedia, con l’impegno concreto a non lasciare che il tempo ne affievolisca il ricordo o il senso profondo.
La reazione di una città, la forza di una nazione
All’indomani del crollo, Genova ha reagito. Ha scelto di non fermarsi, di non restare piegata dal dolore. E così è iniziata una ricostruzione che, in tempi straordinariamente rapidi, ha portato alla nascita del nuovo Viadotto Genova San Giorgio, progettato da Renzo Piano. Un’opera moderna, sicura, diventata simbolo di rinascita e orgoglio nazionale.
«Un risultato che ha mostrato la forza dei genovesi e dei liguri, la determinazione di tutta la nazione, l’eccellenza del nostro ingegno e la capacità di rialzarsi. È questa l’Italia dei SÌ: quella che sceglie di guardare avanti e trasformare il dolore in futuro». Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Quella ricostruzione è stata molto più di un cantiere: è stata una prova di ciò che l’Italia può fare quando mette da parte divisioni, ritardi e burocrazia per concentrarsi su obiettivi concreti.
Per non dimenticare mai
Il 14 agosto 2018 non è solo una data. È un simbolo. È il richiamo a ciò che è stato e a ciò che non deve più accadere. È la voce delle 43 vittime che ancora chiedono giustizia. È il dolore delle famiglie che non possono ricominciare da capo. È il monito per tutte le istituzioni, affinché la sicurezza e la prevenzione non siano mai sacrificate.
“Per non dimenticare mai” è la frase che accompagna ogni commemorazione, ma deve essere anche una promessa collettiva.
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