Lo scontro Usa e Cina diventa una battaglia navale
La Casa Bianca minaccia conseguenze sul piano porti Imo: "No al Net-Zero Framework"
Battaglia navale. Tra Usa e Cina si apre il fronte del mare. Non c’entrano le corazzate, né le portaerei. Quelle, almeno per il momento, restano in rada. Il nodo che oppone Washington a Pechino, con la “solita” mediazione delle Nazioni Unite e delle sue agenzie, riguarda la logistica, i porti e la cantieristica navale. In pratica, il governo americano ha ribadito all’Imo, l’International Maritime Organization, l’agenzia specializzata dell’Onu che si occupa delle regole per il mare, che non solo si opporrà strenuamente al progetto di Net-Zero Framework ma che, anzi, prepara già sanzioni a carico di tutti quei Paesi che, invece, dovessero finire per sostenere la proposta che tende a decarbonizzare porti e infrastrutture marittime e logistiche. Per gli Usa, difatti, si tratta di un trappolone che nasconderebbe, invece, il solito “assist” alla Cina. Lo schema della polemica, dunque, resta lo stesso: l’America che contesta all’Onu di appoggiare, sempre e comunque, gli interessi di Pechino.
Battaglia navale, gli Usa bombardano l’Imo
In questo caso, a mettere i puntini sulle i, è stata una durissima nota che, addirittura, è stata cofirmata da quattro segretari di governo: insieme a quello di Stato, Marco Rubio hanno sottoscritto la nota Howard Lutnik (Commercio), Chris Wright (all’Energia) e Sean Duffy (Trasporti). I toni della missiva non sono per niente concilianti: “Il Presidente Trump ha chiarito che gli Stati Uniti non accetteranno alcun accordo ambientale internazionale che gravi indebitamente o ingiustamente sugli Stati Uniti o danneggi gli interessi del popolo americano”. Quindi hanno ricapitolato la vicenda: “A ottobre, i membri dell’Organizzazione Marittima Internazionale (Imo) sono pronti a valutare l’adozione di un cosiddetto “Net-Zero Framework”, volto a ridurre le emissioni globali di gas serra del settore del trasporto marittimo internazionale. Qualunque siano i suoi obiettivi dichiarati, il quadro proposto è di fatto una tassa globale sul carbonio per gli americani, imposta da un’organizzazione delle Nazioni Unite irresponsabile”.
Attacco a Pechino
La stoccata a Pechino giunge, quindi, puntualissima: “Questi standard sui carburanti andrebbero a vantaggio della Cina, imponendo l’uso di carburanti costosi e non disponibili su scala globale. Questi standard precluderebbero anche l’uso di tecnologie collaudate che alimentano le flotte di navigazione globali, comprese opzioni a basse emissioni in cui l’industria statunitense è leader, come il gas naturale liquefatto (Gnl) e i biocarburanti”. E non è tutto: “In base a questo quadro, le navi dovranno pagare delle tasse per il mancato rispetto di standard irraggiungibili sui carburanti e di obiettivi di emissione. Queste tasse faranno aumentare i costi dell’energia, dei trasporti e delle crociere turistiche. Anche le piccole imbarcazioni dovrebbero sostenere milioni di dollari di tasse, con un conseguente aumento diretto dei costi per i consumatori americani”. Rebus sic stantibus, gli americani s’infuriano: “L’amministrazione Trump respinge inequivocabilmente questa proposta all’Imo e non tollererà alcuna azione che aumenti i costi per i nostri cittadini, i fornitori di energia, le compagnie di navigazione e i loro clienti, o i turisti. Lotteremo con tutte le nostre forze per proteggere il popolo americano e i suoi interessi economici. I nostri colleghi membri dell’Imo devono essere consapevoli che cercheremo il loro sostegno contro questa azione e non esiteremo a reagire o a valutare soluzioni per i nostri cittadini qualora questo tentativo fallisse”. Battaglia navale, gli Usa hanno colpito. Chissà se affonderà il piano Imo.
Un messaggio per l’Ue?
Il messaggio degli Stati Uniti è chiarissimo: o con noi, o contro di noi. Il destinatario è, chiaramente, Bruxelles. Che, a dirla tutta, qualche dubbio sulla cornice del Net-Zero Framework dell’Imo pure l’aveva espresso. Ma sommessamente, pacatamente. E con la promessa di aiutare, nonostante tutto, a raggiungere il quorum perché venisse approvato. Le perplessità Ue risiedevano nella volontà di armonizzare le normative a quelle “sue” legate ai dazi per il carbonio, la Carbon Tax. Ad aprile scorso, però, dall’Europa si alzarono voci soddisfatte della strategia che si poneva l’obiettivo di abbattere, fino a zero, le emissioni nel campo dello shipping entro il 2050. Non così entusiasti, invece, gli armatori preoccupati delle nuove regole e dell’impatto che queste avrebbero potuto avere sui loro bilanci. Gli americani, nei giorni scorsi, hanno messo nero su bianco tutto il loro disappunto. Il quadro è semplice: nel corso degli anni, rispetto alla Cina, gli Usa hanno perduto terreno nella logistica. E il rischio sarebbe quello di avallare, con il Net Zero Framework, uno scenario operativo che avvantaggia i concorrenti rischiando di spingere fuori da ogni mercato i player statunitensi. Sia quelli della logistica che, chiaramente, quelli dell’energia e della cantieristica. Ecco, dunque, le ragioni alla base del nuovo fronte di scontro. Tra Usa e Cina siamo alla battaglia navale. Le corazzate restano in rada ma la partita si gioca a colpi di carte e mozioni.
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