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Joy of Missing Out: la nuova tendenza

di Priscilla Rucco -

epa12025778 People have picnics in Hyde Park as they enjoy the warm weather and sunshine with the temperatures climbing up to 23 degrees Celsius in London, Britain, 11 April 2025. EPA/TOLGA AKMEN


Joy of Missing Out è la tendenza – detta anche “JOMO” – che sta spopolando sempre di più tra i giovani e non solo. Letteralmente è “la gioia di perdersi qualcosa”: che sia una consapevolezza o una necessità momentanea, non importa. Questa tendenza riguarda la vita e ciò che si vive ora e non dopo, con il rischio di perdere il momento. Abbraccia i rapporti con gli altri, la necessità degli incontri, optando però per la maggiore riservatezza – pochi amici ma buoni. Oppure bastiamo anche noi stessi. Coinvolge anche l’interazione con i social, che non vengono rinnegati ma vengono utilizzati con moderazione, pubblicando meno post e dedicando lor meno tempo, dando maggiore priorità alle proprie necessità personali. Che la solitudine si trasformi in ricerca di sé stessi, smettendola di fare paura? Lo JOMO non sembra una vera e propria moda, ma un bisogno che sempre più giovani, e non solo, manifestano nello stare a casa, lontano dalla folla. Disconnettersi da internet, dai social e da quella mania, che in tanti hanno, di essere onnipresenti. Non abbandonare le mode e i trend, ma staccarsi consapevolmente e responsabilmente da ciò che non ci appartiene davvero. Lo JOMO rappresenta la consapevolezza di poter stare soli e di riuscire a raggiungere un equilibrio personale, senza coinvolgere necessariamente altre persone. Una ricerca interiore lenta e consapevole, che si concentra non sulla quantità delle frequentazioni e delle amicizie, ma sulla qualità che deve essere condivisa con pochi e, in alcuni casi con il proprio io e basta. La solitudine e il distacco da un tempo che corre troppo veloce facendoci perdere la razionalità. Riscoprire il gusto del fermarsi e di godere delle piccole cose e non della condivisione a tutti costi. JOMO è probabilmente una conseguenza che in tanti cercano, a seguito di una quotidianità eccessivamente frettolosa e ad una perdita di identità. Il raggiungimento della consapevolezza emotiva e del proprio valore personale vanno di pari passo con il cambiamento di mentalità: non serve stare in compagnia per stare bene e non si deve condividere tutto per essere accettati dagli altri. Anche quella che viene considerata “noia” può portare all’accettazione della positività che essa può rappresentare. Probabilmente aderire al pensiero JOMO non è una tendenza, ma una presa di coscienza consapevole. Non necessitiamo di stare bene con tutti se poi non abbiamo la tranquillità e la serenità noi stessi.  Non abnegazione di ciò che ci circonda, ma distacco personale fisico ed emotivo da canoni imposti da una società che, invece di utilizzare il mondo virtuale per quello che è, lo ha plasmato come un modello di comportamento necessario per la propria realizzazione personale. Una voga che non riguarda solo l’allontanamento o l’utilizzo consapevole dei social (che non sta ad indicare il rifiuto della tecnologia), ma anche nell’organizzazione dei viaggi. Sono cambiate le destinazioni e le necessità: si opta per mete più tranquille e meno frequentate, lontano dal caos e meno frenetiche. In molti credono che questo fenomeno sia solo una incapacità personale di condividere i propri traguardi. Un modo egoistico che limita le interazioni sociali e rende tutti più soli. Fino a qualche tempo fa la FOMO – “Fear of Missin Out” – ovvero la paura di perdersi eventi e la spasmodica necessità di uscire continuamente – quasi costringeva i ragazzi ad uscire per fare cose. L’essere umano, nella sua continua e costante consapevolezza di non essere mai in equilibrio, si appoggia costantemente ad una tendenza o all’altra, talvolta non per reale necessità personale, ma per bisogno altrui, un po’ come affermare: “Sono solo, ma per volontà di chi?”.


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