Esteri

Giornali e intelligenza artificiale, la Cina fa più paura a UK e Usa

Guerra commerciale e mire geopolitiche possono intrecciarsi

di Ernesto Ferrante -


L’acquisto ormai prossimo del quotidiano conservatore britannico “The Telegraph” da parte del fondo statunitense RedBird, per circa 500 milioni di sterline, ha messo in allarme alcune Ong, tra cui Reporters sans frontières (Rsf), Article 19 e Index of Censorship. “I legami di RedBird Capital con la Cina, in particolare attraverso il suo presidente, John Thornton, minacciano il pluralismo dei media, la trasparenza e l’integrità dell’informazione nel Regno Unito”, hanno scritto le organizzazioni in una lettera aperta al ministro della Cultura britannico Lisa Nandy.

Le Ong lanciano l’allarme

“Vi esortiamo a impedire questa acquisizione e ad avviare un’indagine” su una possibile influenza straniera, tramite l’autorità di regolamentazione della concorrenza (Cma) e l’autorità di regolamentazione dei media (Ofcom), hanno aggiunto. I timori delle Ong si basano in particolare su Thornton, che “fa parte del comitato consultivo internazionale della China Investment Corporation, il più grande fondo sovrano cinese, e ha presieduto la Silk Road Finance Corporation, due strumenti attraverso i quali la Cina ha esercitato influenza finanziaria”. Ha ricoperto anche incarichi presso il Confucius Institute, descritto nella missiva come “un’estensione diretta del Dipartimento di Propaganda del Partito Comunista Cinese nel Regno Unito”.

La mossa della Cina in un campo strategico

Negli Usa, invece, a sollevare dubbi e paure è l’ambizione della superpotenza asiatica di trasformare i suoi modelli d’intelligenza artificiale open source in uno standard globale. Una sfida aperta ai prototipi a stelle e strisce, che sta in un certo senso “costringendo” i giganti del settore a competere su un terreno e con regole scelte dall’avversario. Secondo ilWall Street Journal, i progressi cinesi nell’intelligenza artificiale, a partire da DeepSeek e dal suo modello di ragionamento R1 a gennaio, a cui hanno fatto seguito Qwen di Alibaba e Moonshot, Z.ai e MiniMax, questi ultimi tre nel solo mese di luglio, con le loro versioni scaricabili e modificabili gratuitamente dagli utenti, possono far saltare il banco. Questo approccio, definito “open source” o “openweight”, può accelerare l’adozione a livello globale della tecnologia d’intelligenza artificiale di Pechino.

Le aziende americane che hanno mantenuto i propri modelli proprietari stanno risentendo non poco della mossa dei concorrenti. All’inizio di questo mese, OpenAi, il produttore di ChatGpt, ha rilasciato il suo primo modello open source, chiamato gpt-oss. “La storia insegna che la battaglia per diventare uno standard industriale non è necessariamente vinta dall’operatore tecnologicamente più avanzato. La facile reperibilità e la flessibilità giocano un ruolo importante, ed è per questo che i progressi della Cina nell’intelligenza artificiale open source preoccupano molti a Washington e nella Silicon Valley”, ha osservato il quotidiano economico statunitense.

Le potenzialità dei modelli open source

L’ostacolo delle “ricompense” per chi investe centinaia di milioni di dollari nello sviluppo di modelli senza ricevere alcun compenso diretto in cambio, è relativo. Chi fidelizza gli utilizzatori finali, come ha rilevato il Wsj, potrebbe essere capace di vendere altri servizi che si aggiungono alla parte gratuita, proprio come Google, il colosso statunitense di Mountain View, che offre la ricerca, YouTube e altri prodotti che generano fatturato in bundle con il suo sistema operativo Android. I funzionari cinesi hanno incoraggiato lo sviluppo open source non solo nell’intelligenza artificiale, ma anche nei sistemi operativi, nell’architettura dei semiconduttori e nel software d’ingegneria.

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina di quest’anno, ha sottolineato ancora la testata, “ha dimostrato come ciascuna parte possa sfruttare i propri vantaggi industriali, come i chip Nvidia per gli Stati Uniti e i minerali di terre rare per la Cina, per ottenere concessioni dall’altra”. Negli Usa è forte il sospetto che, se i modelli d’intelligenza artificiale cinesi dovessero dominare il mondo, la leadership del “Dragone” troverà un modo per trasformarli in una carta da giocare sul piano geopolitico. Esiste poi un aspetto squisitamente concorrenziale. I modelli a codice sorgente aperto fanno gola alle aziende perché possono adattarli liberamente e integrarli nei propri sistemi informatici, mantenendo al contempo le informazioni sensibili al loro interno.

La gara delle prestazioni, fino a questo momento, è stata vinta dalla Cina. A certificarlo è stata la la società di ricerca Artificial Analysis. I risultati complessivi del miglior modello open-weight cinese sono migliori rispetto a quelli del campione open-source americano da novembre. Il gruppo, che valuta l’efficacia dei modelli in matematica, programmazione e altri ambiti, ha rilevato che una versione di Qwen3 di Alibaba ha superato gpt-oss di OpenAi. Tuttavia, il modello cinese è quasi il doppio di quello dell’antagonista, il che induce a pensare che per compiti più semplici, Qwen potrebbe consumare una maggiore potenza di calcolo per svolgere lo stesso lavoro. OpenAi ha ribattuto che il suo “gioiello” open source ha superato i concorrenti di dimensioni simili nei compiti di ragionamento, con performance elevate a costi contenuti. Amazon Web Services ha fatto sapere che è più conveniente rispetto a R1 di DeepSeek in esecuzione sulla sua infrastruttura.


Torna alle notizie in home