Attualità

C’è del marcio in Danimarca. E anche altrove

È tempo di togliere gli occhiali da turista: fuori non è sempre meglio, e dentro c’è molto di cui andare fieri

di Andrea Fiore -


La Danimarca, quella che ci vendono come il paradiso civile in Terra. Tutti in bici, niente stress, bambini biondi che sorridono mentre mangiano yogurt al nido statale. Un Paese che sembra uscito da una pubblicità del tè nordico, con tanto di muschio, lucine calde e silenzio perfetto.

Poi, all’improvviso, ti arriva addosso la notizia che ti rovina la favola. Lo zoo di Aalborg ha lanciato una simpatica iniziativa: portaci il tuo animaletto domestico vivo – tipo coniglio, gallina, porcellino d’India, o magari anche un cavallino nano – che noi lo facciamo diventare il sushi del leone.

Danimarca ecosostenibile?

Ma tranquilli, eh: è per stimolare i predatori, per imitare la natura, e – udite udite – per educare i bambini. Immagina la scena: tu porti il tuo ex coniglio, lo saluti con un mezzo pianto, lo staff dello zoo lo addormenta col sorriso e lo serve in tavola al felino.

Tutto molto educativo, tutto molto danese. Più che civiltà, sembra disinfettare l’istinto. Con la scusa del progresso.

Champagne e cioccolato (andati a male)

Ma la Danimarca non è la sola nella vetrina dei Paesi modello. Parliamo della Francia. Liberté, Égalité, Fraternité – ma solo se ti vesti come piace a loro. Il velo? Vietato. Il burkini? Crimine di moda. La croce al collo? Meglio no, ché disturba la neutralità. Nelle banlieue l’uguaglianza si vede solo nei poster.
E se alzi la voce, ti arriva un’uguaglianza a manganellate e una boccata di gas lacrimogeno, offerta dalla République.

Poi c’è la Svizzera, che dall’esterno sembra un salotto di design: pulita, ordinata, profumata di cioccolato e conti in banca. Ma appena alzi un angolo del tappeto, ci trovi sotto il referendum contro i minareti, controlli di polizia un po’ troppo “selettivi”, e anni di segreti bancari a prova di evasore seriale. Insomma, più che modelli, a guardar bene sembrano dei frigoriferi: belli fuori, ma dentro freddi e senza profumo di vita vera.

Un “cuore di panna”

E noi? Siamo il contrario. Siamo caos, traffico, rumore, chiacchiere in doppia fila e caffè al volo.
Abbiamo la burocrazia che ti fa invecchiare in coda, ma il cuore di panna che non ti fa mai sentire solo.
Da noi un coniglio si accarezza, non si offre come pasto col libretto sanitario in mano. Qui l’efficienza ha sempre perso contro la pietà, e meno male.

Sì, siamo disordinati. Ma siamo umani fino all’osso. Con tutte le nostre contraddizioni, i nostri drammi da bar, le madonne sussurrate e le carezze fuori programma.


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