Approvati i piani militari per l'offensiva a Gaza City e il progetto che spezza la Cisgiordania
Il progetto “Grande Israele” di Benjamin Netanyahu prende forma. Il premier e i suoi ministri sono intenzionati ad occupare Gaza, “svuotandola”, e spezzare in due la Cisgiordania, per stroncare la possibile nascita di uno Stato palestinese. Il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ha approvato i piani militari per l’offensiva a Gaza City, presentati nella notte scorsa dal capo di Stato Maggiore delle Idf, Eyal Zamir, e altri ufficiali. L’offensiva denominata “Carri di Gedeone II”, segue la precedente, che ha visto le truppe di Tel Aviv prendere il controllo di oltre il 75% dell’enclave palestinese.
Israele mobilita i riservisti per l’offensiva
Per l’operazione verranno richiamati migliaia di riservisti, circa 60.000 secondo quanto riferito dai media israeliani. Katz ha dato il via libera anche ai “preparativi” per lo sfollamento di un milione di palestinesi, che saranno costretti con la forza a spostarsi da Gaza City verso il sud.
Durissima la reazione di Hamas: “I piani dell’esercito di occupazione per conquistare Gaza e lo sfollamento di oltre un milione di persone rappresentano un nuovo capitolo nella guerra di sterminio”. Il movimento islamico di resistenza ha lanciato un appello allo sciopero globale per oggi, invitando gli uomini e le donne di tutto il mondo, in particolare dei Paesi arabi e musulmani, a mobilitarsi in solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza.
In un comunicato diffuso su Telegram, il gruppo ha inoltre messo in guardia contro “il silenzio internazionale riguardo ai crimini dell’occupazione”, esortando “il mondo a intraprendere un’azione urgente per fermare i massacri e la fame, e porre fine all’aggressione e all’assedio” israeliano.
Al via il piano abitativo che spezza la Cisgiordania
L’Alta commissione di pianificazione dell’Amministrazione civile, un dipartimento del ministero della Difesa, ha “benedetto” il contestato progetto in Cisgiordania che prevede la costruzione di circa 3.400 unità abitative nell’aerea conosciuta come “E1”, tra Gerusalemme Est e l’insediamento di Maale Adumim. A renderlo noto è stata l’organizzazione israeliana Peace Now, che aveva un rappresentante presente.
La zona è di circa 12 chilometri quadrati. Costruire nel punto individuato significherebbe dividere di fatto la Cisgiordania, rendendo impossibile la nascita dello Stato di Palestina. La scorsa settimana, intervenendo sul piano, il ministro israeliano delle Finanze, Bezalel Smotrich, parlava di “sotterrare l’idea di uno Stato palestinese”. Per Smotrich, si tratta di una “decisione storica” e di un “passo significativo che sostanzialmente cancella l’illusione dei due stati”. Brutale la sua conclusione: “Lo stato palestinese viene tolto dal tavolo non con gli slogan, ma con i fatti. Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo nella bara di questa idea pericolosa”.
“La decisione israeliana trasforma la Cisgiordania in una vera e propria prigione”. Con queste parole, l’Autorità Palestinese ha condannato l’ennesima forzatura dello Stato ebraico. Il ministero degli Esteri palestinese ha espresso una ferma opposizione alla misura, sostenendo che essa “trasforma ancora di più la divisione della Cisgiordania occupata in zone e cantoni isolati, disconnessi geograficamente e somiglianti a vere e proprie prigioni, dove gli spostamenti sono possibili solo attraverso posti di controllo dell’occupazione, nel mezzo del terrore delle milizie di coloni armati disseminate in tutta la Cisgiordania”.
Il governo palestinese ha avvertito che la decisione israeliana rischia di compromettere “le prospettive di realizzazione della soluzione a due Stati (…) frammentando l’unità geografica e demografica dello Stato palestinese”.
“Schiaffi” militari, ma anche “sfregi” simbolici. Decine di coloni israeliani hanno preso d’assalto il complesso della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme Est. Una volta entrati al suo interno, hanno iniziato a pregare come atto di provocazione. Agli ebrei è consentito visitare il luogo, ma è proibito recitare preghiere. Nelle ultime settimane, i coloni israeliani hanno spesso violato l’accordo, fomentati dal ministro della sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir.