Cronaca

Zaia in lista, la sfida della Lega è aperta Ma Fdi con De Carlo punta a cambiare. Così il Veneto diventa il campo chiave

di Ivano Tolettini -

LUCA ZAIA PRESIDENTE REGIONE VENETO MATTEO SALVINI MINISTRO


Luca Zaia l’ha annunciato ai suoi, come riportano i quotidiani veneti del gruppo Nem: sarà in lista con la Lega alle prossime elezioni regionali. L’ha fatto accettando l’invito del vicepremier Matteo Salvini e di Alberto Stefani. Non guiderebbe una sua squadra autonoma, come pure qualcuno aveva ipotizzato, ma correrebbe sotto il simbolo del Carroccio. E non è escluso che il suo nome, e persino la sua immagine, possano comparire accanto al logo elettorale, trasformando la scheda in una sorta di plebiscito personale. Per Zaia si tratta di un ritorno alla militanza pura, come lui stesso ha sottolineato: “Sono un militante, non mi tiro indietro”. Ma la scelta, apparentemente lineare, spalanca scenari complessi. Perché se da un lato il governatore uscente resta l’uomo più popolare del Nord, dall’altro Fratelli d’Italia, che in Veneto ha raccolto alle Europee il 37,5% dei consensi, non intende limitarsi a un ruolo da comprimario. Del resto anche Antonio Tajani, leader di FI, e Flavio Tosi, coordinatore veneto del partito, spingono per un candidato di FdI. “I numeri sono dalla sua parte”, affermano. Del resto, il senatore Luca De Carlo, coordinatore regionale di FdI e uomo di fiducia di Giorgia Meloni, lo ha detto chiaro: “Con un risultato come il nostro, è naturale che Fratelli d’Italia esprima una leadership autorevole anche a livello regionale”. È il modo per mettere in campo la candidatura che il partito della premier considera ormai matura. Dopo tre lustri di Zaia, sostengono i meloniani, è il tempo di un ricambio. La partita è l’asse Roma-Venezia da un lato, e il radicamento popolare di Zaia dall’altro. Meloni non può permettersi di incrinare il rapporto con il governatore veneto, ma nemmeno di rinunciare alla spinta che il consenso in Veneto e nazionale di FdI le garantisce. Salvini, invece, punta tutto sulla rendita di posizione che Zaia gli consegna, nella convinzione che il Veneto, con la Lombardia, resti il cuore pulsante della Lega. Lo scenario, intanto, si complica anche con il contesto del Nord. La Lega controlla già Lombardia, Trentino e Friuli Venezia Giulia. Un poker territoriale che potrebbe consolidarsi ulteriormente se Zaia, ancora una volta, trascinerà la coalizione alla vittoria. Ma l’egemonia leghista ai vertici delle regioni nel cuore produttivo del Paese è esattamente ciò che il consenso elettorale assegna a FdI: dunque un paradosso di potere: un disequilibrio che rischia di depotenziare il ruolo della premier sul fronte settentrionale. È dunque un derby nervoso, fatto di mosse sottili e di silenzi pesanti. FdI non ha ancora scoperto le carte sul candidato, ma il pressing è evidente. Lo stesso De Carlo, mentre accredita l’ipotesi di un’alternativa, mantiene i toni bassi, nella logica del “nulla è deciso”. In realtà, il messaggio è chiaro: il Veneto non può restare prigioniero all’infinito di un uomo solo, per quanto popolare. E De Carlo è il candidato che FdI è pronto a schierare. Zaia non può ricandidarsi, ma vuole chiudere il ciclo nel modo che gli è più congeniale: da protagonista. E così, entrando in lista, manda un segnale alla coalizione: non è disposto a fare il passo di lato che qualcuno gli chiedeva. Il Veneto detterà l’agenda nazionale? Perché il voto non riguarderà solo il futuro della Regione. Sarà un passaggio chiave per i rapporti di forza interni alla maggioranza. E Zaia rischia di trasformarsi nell’ago della bilancia.


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