Da progressismo a populismo il passo è breve
Il Pd si conferma succube dei 5 Stelle. Si sacrifica sull'altare del populismo in nome di un'alleanza dalla quale ha solo da perdere
Il Pd si conferma succube del Movimento 5 Stelle. Sacrifica qualsiasi vocazione al populismo in nome di un abbraccio con il diavolo dal quale ha solo da perdere
Ma la povertà non era già stata abolita? Forse ovunque in Italia tranne che in Calabria ad ascoltare gli slogan del candidato del campo largo alla guida della Regione, il pentastellato Pasquale Tridico. Oppure sarà che quando se ne occupò Giuseppe Conte il Pd era fuori partita – perché all’opposizione di quel governo – e quindi ritiene adesso di dover recuperare. Fatto sta che il candidato governatore impegnato nel difficile tentativo di scippare la poltrona a Roberto Occhiuto, con l’obiettivo di conquistare qualche facile consenso, ha rilanciato la misura più populista, fallimentare e antieconomica (in realtà sotto questo profilo se la gioca con il Superbonus, altro capolavoro targato Movimento 5 Stelle ma, in questo caso, introdotto con la complicità del Pd che aveva piazzato Roberto Gualtieri come ministro dell’Economia) che l’Italia abbia mai conosciuto.
Il nome cambia, il populismo resta
Certo, in un impeto di geniale fantasia, l’ex presidente dell’Inps ha ben pensato di cambiare il nome, trasformando il reddito di cittadinanza in quello di dignità. Dignità, una parola che poco ha a che vedere con l’idea di stipendiare i disoccupati per restare a casa invece di trovargli un lavoro. Non un’opinione, ma una circostanza suffragata dai fatti, ovvero dai dati relativi all’impatto della misura varata dal governo Conte I – praticamente pari quasi a zero – sui livelli occupazionali. Nonostante i fatti, però, i 5 Stelle e il suo leader non solo continuano a difenderla, ma addirittura la ripropongono per la Calabria. Se c’è un merito del reddito di cittadinanza o di dignità, comunque lo si voglia chiamare, è infatti quello di essere un facile acchiappavoti. Chi, tanto più se in una situazione di ristrettezza economica, non vorrebbe che gli piovessero soldi dal cielo? E a chi bolla la proposta come una trovata elettorale – che strano! -, è lo stesso Giuseppe Conte a replicare sostenendo che nella maggioranza e, in particolare, in “Fratelli d’Italia c’è tolleranza zero nei confronti dei cittadini che non riescono neppure a fare la spesa”.
Il Pd è schiacciato dai 5 Stelle
Il tutto nel complice silenzio del Pd che, abbandonata da tempo ogni velleità di affermarsi come una forza riformista, preferendo abbracciare una più generica vocazione progressista, si ritrova trascinato negli abissi del più becero populismo. Una scelta, quella di Elly Schlein che fa storcere il naso non a pochi dalle parti del Nazareno, dove l’appiattimento totale sulla linea dei 5 Stelle fa imperversare diversi dubbi e solleva non poche perplessità. Probabilmente perché, nel caso della Calabria, al reddito di dignità si preferiscono le “politiche attive del lavoro” come quelle tradizionalmente attuate dalle amministrazioni Pd, per esempio, con l’assunzione dei forestali. Ma anche per il baratto che Elly Schlein ha inteso effettuare con il governatore campano Vincenzo De Luca: la caduta di ogni veto sulla candidatura di Roberto Fico in cambio della segreteria regionale del partito affidata al figlio Piero. Intanto, Conte gongola e il populismo si fa sempre più largo nel campo omonimo.
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