Politica

Il governo ferma la nave Ong, scontro acceso sulla legge

di Ivano Tolettini -


Il fermo amministrativo imposto alla nave Mediterranea dopo lo sbarco a Trapani di dieci migranti, nonostante l’indicazione del Viminale di dirigersi a Genova, ha riacceso lo scontro politico e ideologico sul ruolo delle Ong nel Mediterraneo.

Nave Ong fermata, Piantedosi ribadisce la linea

Il governo col ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ribadisce la linea di fondo: “È lo Stato che contrasta i trafficanti e coordina i soccorsi, non le Ong”. Una presa di posizione netta, che punta a riaffermare la centralità delle istituzioni nella gestione degli arrivi e a inquadrare ogni operazione di salvataggio dentro il perimetro della legge. Sulla stessa linea le voci di FdI. La senatrice Ester Mieli rivendica che il fermo risponde a una legge voluta dall’esecutivo Meloni, per garantire “una gestione ordinata” dell’immigrazione irregolare.

Un concetto ribadito dalla deputata Sara Kelany, responsabile immigrazione di FdI, che attacca la sinistra “no border”: “Le Ong sono organizzazioni private e non possono agire al di sopra delle leggi”. Per contro l’opposizione alza il livello dello scontro. Il segretario di +Europa Riccardo Magi definisce “senza ritegno” le parole di Piantedosi, ricordando i casi controversi della politica migratoria italiana: dal respingimento in Libia di un capo trafficanti ricercato dalla Corte penale internazionale alla tragedia di Cutro. “Senza le Ong, il Mediterraneo sarebbe un cimitero molto più grande”, afferma Magi, accusando governo e Ue di complicità con le autorità libiche, responsabili di violenze e spari contro le navi di soccorso.

Oggi una delegazione di “solidarietà” alla Ong a Trapani contro il governo

Da qui la richiesta: una missione europea di salvataggio e la sospensione immediata del protocollo con Tripoli. Intanto, il Pd decide di spostare il terreno della battaglia sul piano simbolico. Una delegazione di parlamentari e dirigenti salirà oggi a bordo della Mediterranea ferma a Trapani, per testimoniare solidarietà alla Ong e per denunciare, con un gesto politico, quello che considera un accanimento del governo. La vicenda, al di là delle schermaglie, mette ancora una volta in luce due visioni inconciliabili.

Da un lato, l’esecutivo che rivendica il primato della legalità e il coordinamento statale come unico antidoto al caos migratorio. Dall’altro, l’opposizione che considera le Ong presìdi di umanità insostituibili e accusa l’Italia e l’Europa di chiudere gli occhi di fronte ai crimini dei partner libici. In mezzo resta il Mediterraneo, mare di salvataggi e di morti, teatro di un conflitto politico che non conosce tregua.


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