Esteri

Israele rade al suolo Gaza City. Metsola si è svegliata dal sonno

Doha “sta ancora aspettando” la risposta di Tel Aviv alla proposta di una tregua

di Ernesto Ferrante -


Israele continua a travolgere tutto e tutti senza alcuna esitazione, potendo contare sull’inerzia dell’Ue e la poca attenzione degli Stati Uniti, concentrati su altri dossier ritenuti più “importanti” da Donald Trump. Le truppe israeliane stanno penetrando nel cuore di Gaza city con “una forza schiacciante”. “Carri armati e aerei da guerra stanno radendo al suolo interi isolati, non solo distruggendo edifici, ma anche svuotando deliberatamente i quartieri residenziali dei loro residenti”. A scriverlo è al Jazeera, aggiungendo che “si è verificato un enorme aumento dell’impiego di unità di artiglieria nella parte orientale di Gaza City, con conseguente distruzione delle infrastrutture civili.

“L’esercito israeliano sta utilizzando una potenza militare che mira meno a colpire con precisione e più a cancellare ciò che resta del tessuto urbano di Gaza: case, scuole, rifugi e ospedali sono stati colpiti dai bombardamenti – ha sottolineato l’emittente del Qatar – Questa nuova espansione militare sta lasciando le famiglie senza un posto dove andare”.

Si allunga la lista dei morti per fame a Gaza

Altre tre persone sono morte in 24 ore nella Striscia di Gaza a causa della fame e della malnutrizione. Sono in totale 303, fra le quali 117 bambini. Si moltiplicano le richieste di azioni forti per fermare la furia dello Stato ebraico nell’enclave palestinese e in Cisgiordania. Attraverso un’accorata lettera, 209 ex ambasciatori dell’Ue, alti funzionari diplomatici e ambasciatori degli Stati dell’Ue, hanno invocato un’azione urgente. Se l’Ue non agirà collettivamente, gli Stati membri dovranno adottare misure individualmente o in gruppi più piccoli per sostenere i diritti umani e far rispettare il diritto internazionale, si legge nella missiva, che delinea nove possibili approcci. Tra questi rientrano la sospensione delle licenze di esportazione di armi, il divieto di commercio di beni e servizi con insediamenti illegali e il divieto per i centri dati europei di ricevere, archiviare o elaborare dati provenienti dal governo israeliano o da fonti commerciali se correlati alla “presenza e alle attività di Israele a Gaza e altrove nei territori occupati”. Tra i firmatari figurano 110 ex ambasciatori, 25 ex direttori generali e due dei diplomatici più importanti dell’Ue.

Non si sbloccano i negoziati

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha fatto sapere che Doha “sta ancora aspettando” la risposta di Tel Aviv alla proposta di una tregua e di un accordo per il rilascio dei prigionieri, dopo che Hamas ne ha accettato il quadro generale più di una settimana fa. L’ultima bozza prevede una tregua iniziale di 60 giorni e scambi graduali di prigionieri israeliani con prigionieri palestinesi.

I religiosi che fanno capo al complesso greco ortodosso di San Porfirio e a quello della chiesa cattolica della Sacra famiglia, hanno deciso di rimanere a Gaza City “e continuare a prendersi cura di tutti coloro che vi hanno trovato rifugio”. Ad annunciarlo in un comunicato congiunto sono stati il Patriarcato greco ortodosso e il Patriarcato Latino di Gerusalemme, guidati rispettivamente da Teofilo III e dal cardinale Pierbattista Pizzaballa. Il loro è un grido di dolore: “Sembra che l’annuncio di Israele che ‘le porte dell’inferno si apriranno’ stia assumendo davvero una forma tragica. Questa operazione non è solo una minaccia ma una realtà che ha già iniziato a essere attuata”.

Metsola cita Draghi mentre Israele spiana Gaza City

Roberta Metsola si è accorta dell’inconsistenza dell’Unione europea. “La terribile situazione a Gaza ha mostrato a una nuova generazione quanto abbiamo bisogno di un’Europa più forte che promuove la pace”, ha detto la presidente del Parlamento europeo nel corso del suo intervento al Meeting di Rimini, elencando le sfide a cui va incontro il progetto europeo, che “non è definito né completo” e il cui destino “dipende da ciascuno di noi”. Metsola ha evidenziato che “come ha detto Mario Draghi, la forza economica e il soft power dell’Europa non sono più sufficienti per garantire che resti un leader globale”.

“Lo status quo significa arrendersi, significa lasciare l’Europa ai margini. L’Europa non è stata mai spettatrice nel mondo e non dobbiamo mai abituarci ad esserlo. Siamo leader, dobbiamo solo avere il coraggio di prendere le decisioni necessarie. È tempo di smettere di guardare all’Europa così com’è e iniziare a costruire l’Europa come può e che può essere”, ha proseguito la politica maltese, prima di concludere che all’Ue restano “solo due opzioni: un cambiamento coraggioso o la lenta e dolorosa spirale verso l’irrilevanza”.


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