Politica

Meloni d’accordo con Draghi ma patriottismo italiano e Ue non sono in contrasto

di Alessandro Butticé -


Al Meeting 2025 di Comunione e Liberazione, a Rimini, Mario Draghi e Giorgia Meloni hanno offerto due prospettive diverse ma complementari sul futuro dell’Europa, mostrando che identità nazionale e destino comune possono e devono convivere e rafforzarsi a vicenda.

Draghi e l’Europa che “rischia l’irrilevanza”

Draghi aveva ricordato che l’illusione di poter contare solo sul peso economico dei 450 milioni di cittadini europei è svanita. Oggi l’Europa rischia l’irrilevanza se non rafforza la propria capacità politica e strategica. Per questo ha invocato l’abolizione del voto all’unanimità sulle materie cruciali e la costruzione di strumenti comuni per finanziare investimenti indispensabili: difesa, energia, ricerca. Ha insistito sul fatto che non si tratta di teorie, ma di scelte senza le quali l’Ue resterà fragile di fronte alle grandi potenze globali. “Trasformare lo scetticismo in azione” è stata la sua esortazione più forte: senza un passo avanti nell’integrazione l’Europa tornerà ad essere un mosaico debole e irrilevante.

Eppure, troppi hanno commentato il suo discorso come un “requiem dell’Europa”, dimostrando di non averlo neppure ascoltato, letto o forse compreso. Un’interpretazione superficiale e polemica, che svilisce il contenuto reale: Draghi non ha decretato la fine dell’Unione, ma ne ha al contrario invocato con forza la rinascita politica. Chi lo riduce a un requiem tradisce non solo l’intelligenza del discorso, ma anche la serietà del dibattito europeo.

Meloni raccoglie l’appello di Draghi: “L’Europa deve assumersi responsabilità”

Meloni, nel suo davvero brillante intervento di ieri, ha raccolto quell’appello, citandolo, e lo ha tradotto in linguaggio politico. Ha ricordato che l’Europa non può permettersi di continuare a restare spettatrice dei conflitti globali: dall’aggressione russa in Ucraina, dove l’unità dimostrata dall’Ue ha sinora avuto un ruolo decisivo, fino al Medio Oriente, dove ha condannato con forza il martirio e gli scempi subiti e compiuti da una parte e dall’altra. L’Europa, ha ribadito, deve assumersi responsabilità concrete.

La Premier ha quindi sottolineato un patriottismo pragmatico, non chiuso nell’antistorica retorica sovranista ma aperto a un destino comune. Dunque un autentico patriottismo anche europeo. Dal quale, per chi scrive, non può prescindere il patriottismo nazionale. L’identità italiana e degli altri Stati membri non viene sacrificata: si innesta piuttosto in un’Europa unita nelle sue differenze nazionali, regionali e locali, che ne costituiscono la ricchezza, non solo culturale ed artistica. Un’Europa capace di difendere i suoi valori fondativi – libertà, solidarietà, democrazia – e trasformarli in impegni quotidiani. “Ciascuno prenda il suo cemento e i suoi mattoni, perché è ora di costruire insieme”, la sintesi del suo appello, richiamando cittadini e istituzioni a un compito collettivo.

Nella cornice di Rimini, Draghi e Meloni hanno mostrato due stili diversi ma una convergenza sostanziale nella necessità di una vera unità europea. Entrambi hanno riconosciuto che l’Europa oggi è troppo debole sui grandi temi globali. Entrambi hanno condiviso l’urgenza di rafforzare l’integrazione politica sulle questioni serie, come la costruzione di una difesa europea, e sostenere investimenti comuni che rendano l’Ue protagonista nello scenario internazionale. Draghi ha indicato la cornice istituzionale necessaria, a cominciare dall’abolizione del voto all’unanimità. Meloni ha dato voce alla traduzione politica e nazionale di quella stessa visione.

Non si tratta di un’adesione acritica all’Unione, ma della consapevolezza che senza più Europa – più forte, più coesa, più autonoma, e al di fuori di visioni solo ideologiche che la allontanano dai cittadini– i singoli 27 staterelli, a fronte dei giganti mondiali, tornerebbero a una fragilità ancora maggiore. È un europeismo pragmatico, che non ignora le difficoltà, ma che rifiuta sia le nostalgie sovraniste che le illusioni tecnocratiche.
Da patriota italiano ed europeo, non posso che esprimere soddisfazione. Il patriottismo italiano-europeo, lungi dall’essere un ossimoro, é una realtà che a Rimini ha trovato voce in due leader diversi, capaci peró di convergere sull’essenziale. Draghi con la forza dell’analisi e della grande esperienza, Meloni con l’energia della giovane leader onesta, coraggiosa e concreta, hanno lanciato lo stesso messaggio: smettiamo di guardare l’Europa come problema o bersaglio polemico, iniziamo a costruirla come protagonista del nostro futuro, con “mattoni nuovi”. E sono state due voci autorevoli sullo scenario mondiale, non solo nazionale – checché ne dicano (nemo propheta in patria) i rispettivi critici – dirette a fronteggiare, unite nella diversità, la stessa urgenza.

di ALESSANDRO BUTTICÉ *Autore di “Io, l’Italia e l’Europa. Pensieri in libertà di un patriota italiano-europeo”, già portavoce dell’Ufficio Europeo per la lotta alla Frode, nel 1990 è stato il primo militare italiano ed il primo ufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso le Istituzioni Ue.


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