Sminatori in Ucraina? Il business della ricostruzione
Tajani favorevole, Salvini e Crosetto contrari, Meloni deciderà davvero di trattare oggi l'argomento a Palazzo Chigi?
Sminatori in Ucraina? Tra qualche ora il Consiglio dei ministri, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe occuparsene. Da verificare se davvero la premier Giorgia Meloni vorrà acconsentire ad aggiungere un ulteriore tema di possibile contrasto sul tavolo di un governo che, con il termine definitivo della pausa estiva, ha non pochi dossier bollenti da definire, non ultimo quello delle nome per i porti decise dal Mit guidato dal vicepremier Salvini che hanno sollevato un vespaio di polemiche e perfino, in Sicilia, richieste di annullamento presso il Tar.
Sminatori, le ipotesi in campo
Sminatori in Ucraina. ne ha parlato al Meeting di Rimini il vicepremier Antonio Tajani. Sempre a Rimini ieri si è dichiarato contrario l’altro vicepremier Matteo Salvini, a ruota il deputato leghista Stefano Candiani ha ribadito la necessità di un preventivo accordo di pace nel Paese per poi ragionare su interventi del genere. Sarebbe contrario, per motivi militari e tecnici, anche il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Il business della ricostruzione in Ucraina
Avanza, in proposito, l’ipotesi che sullo sfondo di questa proposta – Tajani ha parlato di competenze italiane nello sminamento terrestre e marittimo, da qui i rumors di oggi su sminatori “civili” da impegnare sul terreno, una ipotesi che però pare di difficile applicazione: chi li tutelerebbe in un territorio a rischio? – ci sia il miliardario business della ricostruzione. Un tema discusso da mesi e da mesi al centro di iniziative concrete favorite e sostenute proprio da Tajani che, tra i primi politici di altri Paesi, si è recato in Ucraina per verificare necessità e ipotesi di applicazione di interventi che prevedessero il massiccio contributo di imprese italiane.
Non solo propositi. Iniziative concrete, già messe nero su bianco. Forti di un quadro economico con cifre che non sono di poco conto.
Poco più di un mese fa, la Conferenza per la Ripresa dell’Ucraina tenutasi a Roma il 10 e 11 luglio coordinata da Tajani, con la partecipazione di oltre 4mila intervenuti da più di 90 Paesi, inclusi circa 2mila rappresentanti di aziende, di cui 500 italiane, e più di 100 delegazioni governative e organizzazioni internazionali.
Il business in campo
Il business totale previsto per la ricostruzione dell’Ucraina nei prossimi anni si stima intorno a 506 miliardi di euro, secondo il quarto Rapid Damage and Needs Assessment del 2024 elaborato dal governo ucraino insieme a Banca Mondiale, Commissione europea e Nazioni Unite.
La ricostruzione riguarda in particolare il settore abitativo: circa 81 miliardi di euro per ricostruire o riparare il patrimonio abitativo danneggiato o distrutto, che ha coinvolto oltre 2,5 milioni di famiglie.
Ma pure trasporti e infrastrutture: circa 75 miliardi di euro, con danni su strade, ponti e reti ferroviarie. E lo smaltimento delle macerie, quelle da bonificare con gli sminamenti: circa 12,6 miliardi di euro per la rimozione e lo smaltimento dei detriti delle demolizioni.
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