Attualità

Garlasco: troppi ignoti sulla scena del crimine

di Rita Cavallaro -


Troppi Dna di ignoti sulla scena del crimine di Garlasco, che ora minano alle basi la sentenza di condanna per Alberto Stasi. Perché la nuova inchiesta della Procura di Pavia, che accusa Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi in concorso con altre persone, non solo ha portato alla luce una sequela di errori investigativi incredibili, ma dall’incidente probatorio sono emersi profili genetici mai rilevati all’epoca, sui quali ora il perito Denise Albani, nominato dalla gip Daniela Garlaschelli per gli accertamenti tecnici irripetibili insieme con il dattiloscopista Domenico Marchigiani, sta lavorando per risalire ai nomi di coloro i quali hanno lasciato quelle tracce sulla scena del delitto, avvenuto il 13 agosto 2007. L’incidente probatorio, dopo uno stop estivo, è ripartito ieri, con la trasmissione alla genetista dei dati grezzi dei campioni di Dna estrapolati dalle unghie di Chiara. Tracciati che la Albani aveva chiesto nelle scorse settimane sia al Ris di Parma che al professor Francesco De Stefano, i quali, prima nel 2007 e poi nel 2014, si occuparono delle analisi senza riuscire ad arrivare a un’attribuzione. Proprio dal Dna sulle unghie della vittima è scaturita l’inchiesta che coinvolge Sempio, perché il codice genetico dell’amico di Marco Poggi sarebbe compatibile, secondo quanto accertato dal consulente dei pm Carlo Previderè, con l’Ignoto 1 scoperto sul mignolo della mano sinistra e sul pollice della mano sinistra di Chiara. Da quelle unghie è emerso anche un Ignoto 2, rimasto impresso sull’anulare sinistro della vittima. E ancora un ignoto X sul pollice destro, non attribuito e riemerso in una nota tecnica allegata alle operazioni irripetibili effettuate nei laboratori del Ris di Parma il 10 settembre 2007, dove venne amplificato senza esito e rimasto agli atti con tre elettroferogrammi. I profili genetici sulle unghie della vittima sono il cuore dell’incidente probatorio: la genetista Albani dovrà rispondere al quesito principale del gip, ovvero stabilire se il Dna sia oggi attribuibile con le nuove tecnologie e se, quel profilo, è compatibile con quello di Sempio. Motivo per il quale la Albani ha voluto i dati grezzi, cioè i tracciati estrapolati dai macchinari e precedenti al lavoro interpretativo degli analisti. Le informazioni richieste dalla genetista comprendono anche le modalità con cui, in fase di autopsia, venne effettuato il prelievo dei campioni dal medico legale Marco Ballardini, che ha fornito al perito del giudice anche i dettagli relativi al tampone orofaringeo, il reperto mai analizzato prima e dal quale la Albani aveva isolato il Dna Ignoto 3. In quella provetta, però, non c’era un tampone, bensì una garza che sarebbe stata contaminata con il materiale genetico di un altro cadavere, sottoposto ad autopsia nelle ore precedenti all’esame di Chiara. Su questo aspetto la palla è passata, momentaneamente, all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, nominata consulente dalla Procura per portare a compimento gli accertamenti su 153E, il cadavere “contaminante” oltre ad effettuare una nuova consulenza medico legale sulla morte di Chiara. Intanto la Albani procederà con le analisi che puntano ad individuare a chi siano riconducibili quelle tracce repertate nel 2007 da Ballardini, tramite il taglio delle unghie, poi sciolte nel 2014, e che compaiono nella relazione del Ris con le sigle Mdx1, Mdx2, Mdx3 e Mdx4. Ai tempi i carabinieri avevano escluso la presenza maschile ed ora alla luce delle nuove tecniche scientifiche quelle sequenze di numeri vanno rilette per appurare se in alcune siano mescolati il profilo di Chiara con un altro profilo femminile, a cui si punta a dare un nome. Ci sono poi altri due profili emersi nell’incidente probatorio, un Ignoto 4 maschile trovato nella paradesiva 13, impronta lasciata sullo stipite della porta della cucina, e un Ignoto 5 con aplotipo Y, un profilo isolato sul tappetino del bagno, sul quale c’è l’impronta insanguinata a pallini. Ci sono inoltre tre campioni biologici femminili, non attribuiti, sul pomello della porta a soffietto della cantina, sulla leva miscelatore del lavabo del bagno e sulla maniglia interna del portone d’ingresso. Infine un Dna fantasma Ignoto 0, che la stampa dell’epoca riportava, su indicazioni di fonte interne, essere isolato dall’impronta insanguinata sul pigiama, una storia rimasta nel mito, in mancanza di documentazione ufficiale. L’ultimo step dell’incidente probatorio, comunque, riguarderà le analisi dattiloscopiche sulla spazzatura sequestrata nella villetta di via Pascoli, e che sono state affidate dal giudice Garlaschelli a Marchigiani, oltre che su alcune paradesive. Il tutto mentre l’inchiesta della Procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, prosegue nel massimo riserbo, nell’attesa della Bpa del Ris di Cagliari sulle nuove analisi delle macchie di sangue repertate sulla scena del delitto, che dovrebbe essere depositata in questi giorni.


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