Alla Knesset emergono dubbi sulla pericolosa operazione in corso a Gaza City.
L’inconsistenza politica dell’Unione europea è sempre più chiara anche ai suoi stessi vertici. “Il genocidio di Gaza espone il fallimento dell’Europa nell’agire e parlare con una sola voce, anche mentre le proteste si diffondono nelle città europee e 14 membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu chiedono un cessate il fuoco immediato”. Lo ha dichiarato la vicepresidente della Commissione europea, Teresa Ribera, in un discorso agli studenti di Sciences Po di Parigi. La Commissione europea e la maggior parte dei governi dei Paesi Ue finora hanno evitato accuratamente di usare il termine “genocidio”. L’uscita della spagnola induce a pensare che qualcosa potrebbe cambiare. L’inerzia di Bruxelles favorisce indirettamente la brutalità di Israele a Gaza.
Tel Aviv respinge la nuova proposta di Hamas per un accordo
Il governo israeliano ha respinto una nuova proposta di Hamas su un possibile accordo di cessate il fuoco, ribadendo le proprie condizioni per porre fine alle ostilità. Il Movimento islamico di resistenza aveva fatto sapere di essere pronto a raggiungere un “accordo globale” per liberare tutti gli ostaggi israeliani in cambio di un “numero concordato di prigionieri palestinesi” detenuti dallo Stato ebraico.
“Non so più come reagire a queste dichiarazioni, sembra che Hamas voglia un accordo più del governo israeliano”, ha affermato a Ynet News Liran Berman, fratello degli ostaggi Gali e Ziv Berman, commentando l’annuncio del gruppo palestinese. “Hamas vuole restituire gli ostaggi e porre fine alla guerra – ha aggiunto – Sono l’ultima persona che si fiderebbe di Hamas, ma almeno per come appare ora, Hamas sta facendo sforzi per restituire gli ostaggi e Israele sta creando difficoltà”.
Il doppio sbaglio di Netanyahu
L’Hostages and Missing Families Forum ha invitato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’amministrazione statunitense e i mediatori a “convocare immediatamente i team negoziali e a farli sedere attorno ai tavoli delle trattative finché non si raggiunge un accordo”. In una nota, il Forum ha invocato “l’attuazione della proposta di Witkoff come parte di un accordo globale che riporti a casa tutti i 48 ostaggi e ponga fine a questa guerra”.
Non è certo che la conquista di Gaza City farà cedere Hamas. A sostenerlo è stato un rappresentante dell’Idf durante una seduta a porte chiuse della Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset. Come ha riferito l’emittente pubblica israeliana Kan, il rappresentante militare ha risposto così a una domanda del deputato del Likud Amit Halevi, che gli ha chiesto: “Perché l’occupazione di Gaza City dovrebbe indurre Hamas a cedere?”. “Non ho detto che avrebbe mandato via Hamas, non ne sono affatto certo – ha precisato ancora – La città ha un significato simbolico”.
Martedì, il Capo di Stato Maggiore delle Forze di difesa israeliane, Eyal Zamir, ha comunicato l’inizio delle manovre di terra in città. Finora, circa 70.000 residenti sono fuggiti. Le Idf non sono ancora entrate nel centro o nei suoi quartieri densamente popolati e hanno operato principalmente nella periferia.
La mobilitazione pro Gaza in Italia
Federconsumatori sostiene “con convinzione l’iniziativa umanitaria e non violenta della Global Sumud Flotilla, che intende rompere l’embargo e portare aiuti alla popolazione di Gaza, affamata e privata di ogni bene essenziale dal governo israeliano”. Per questo, aderisce e parteciperà alla giornata di mobilitazione indetta dalla Cgil per domani.
La premier Giorgia Meloni, rispondendo alle sollecitazioni di Elly Schlein, ha detto che verranno date “tutte le garanzie di sicurezza agli attivisti e ai politici della Global Sumud Flotilla in rotta per Gaza”. Una precisazione sicuramente corretta sotto il profilo istituzionale, ma politicamente alquanto generica. La prima e più efficace protezione che un governo dovrebbe dare è inviare navi e rappresentanti politici per rompere l’assedio, sfruttando gli strumenti a sua disposizione, sicuramente più incisivi di quelli in possesso dei civili, per far arrivare a destinazione gli aiuti attraverso i “canali già attivi”. Altre soluzioni sarebbero propaganda, alla stessa maniera di certe iniziative velleitarie di oppositori veri o presunti del governo.