Cosa sarà dell’impero di Giorgio Armani?
Le ipotesi sul futuro di un gruppo icona del mercato del lusso
Con la scomparsa di un uomo in grado di costruire un impero come Giorgio Armani, il mondo della moda perde non soltanto un maestro dello stile, ma anche uno degli ultimi grandi imprenditori indipendenti del lusso. La notizia della morte dello stilista piacentino, avvenuta ieri a Milano, segna la fine di un’epoca che ha visto il “re della moda” trasformare un’idea di eleganza sobria e funzionale in un impero globale da miliardi di euro. Come ricorda il Wall Street Journal, Armani aveva scelto una strada rara nell’universo del fashion system: mantenere la sua azienda privata, rifiutando sia la tentazione della quotazione in Borsa sia le lusinghe dei grandi conglomerati internazionali. Nel 2024 il gruppo aveva registrato un fatturato di circa 2,7 miliardi di dollari, frutto di una crescita costante e di una gestione che ha sempre privilegiato indipendenza e solidità finanziaria.
Il futuro dell’impero Armani
Il futuro della maison è già scritto nelle disposizioni lasciate dal fondatore. Circa dieci anni fa, Armani aveva istituito la Giorgio Armani Foundation, pensata proprio per garantire continuità e autonomia al gruppo. Alla guida della fondazione ci saranno tre figure da lui stesso indicate: il fedelissimo Pantaleo “Leo” Dell’Orco, braccio destro dello stilista da oltre sessant’anni, e le nipoti Silvana e Roberta Armani, da tempo attive all’interno della struttura aziendale. A loro si affiancheranno altri membri della famiglia, con ruoli di responsabilità nelle diverse aree operative. Il nuovo statuto societario prevede una struttura di azionariato complessa, con categorie differenziate di titoli e diritti di voto calibrati per evitare concentrazioni di potere esterno. Sono inoltre fissati paletti stringenti in materia di acquisizioni, indebitamento e cambi di proprietà, mentre una eventuale quotazione in Borsa sarà possibile soltanto con l’approvazione della maggioranza del consiglio.
Le tentazioni di altri gruppi del lusso
Nonostante queste garanzie, osserva il quotidiano economico statunitense, la morte di Armani potrebbe comunque stimolare tentativi di acquisizione dell’impero di Armani da parte dei grandi gruppi del lusso, da LVMH a Kering, sempre alla ricerca di marchi iconici da integrare nei loro portafogli. La storia recente della moda mostra infatti quanto sia difficile per una maison sopravvivere oltre la figura carismatica del fondatore. Tuttavia, esempi come Chanel, Dior e Saint Laurent dimostrano che un’eredità ben custodita e gestita con rigore può prosperare anche dopo la scomparsa del suo creatore. Per Armani, l’uomo che ha ridisegnato il concetto stesso di eleganza maschile e femminile, la sfida è ora affidata a chi raccoglierà il testimone. Il marchio resta tra i più riconoscibili al mondo e il suo destino dipenderà dalla capacità della fondazione di conciliare fedeltà all’identità del maestro con le trasformazioni di un mercato globale sempre più competitivo.
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