Attualità

Videocamere nel mirino degli hacker, come proteggersi dagli spioni

Guida a come difendere la propria privacy

di Lino Sasso -


La scoperta di un portale sul clear web che diffondeva migliaia di filmati rubati da sistemi domestici e professionali e la necessità di proteggere le videocamere di sicurezza dagli hacker hanno riportato sotto i riflettori un tema troppo spesso sottovalutato: la sicurezza dei dispositivi di videosorveglianza. Quelle telecamere che molti installano per sentirsi più sicuri, controllare i bambini o gli animali domestici, possono infatti trasformarsi in porte d’accesso alla nostra intimità se non vengono configurate e protette in maniera adeguata. Gli esperti di cybersecurity avvertono: non è necessario essere “tecnici” per difendere la propria privacy. Bastano alcune semplici accortezze per ridurre drasticamente i rischi.

Password: il primo baluardo

Il problema più diffuso riguarda le password di fabbrica. Molti utenti, una volta acquistata la videocamera, lasciano attivi i codici preimpostati dal produttore. Si tratta di credenziali spesso identiche per tutti i dispositivi della stessa serie e facilmente reperibili online. In questo modo, chiunque può tentare l’accesso. Cambiare subito la password e sceglierne una lunga, complessa e unica rappresenta il primo passo fondamentale per proteggere le videocamere.

Aggiornamenti e autenticazione

Un altro errore comune è dimenticare gli aggiornamenti. I produttori rilasciano periodicamente patch di sicurezza per correggere falle scoperte nel software o nel firmware delle telecamere. Non installarle significa lasciare aperte vulnerabilità note e sfruttabili dagli hacker. Sempre più dispositivi, inoltre, consentono l’uso della doppia autenticazione (2FA). In questo caso, oltre alla password, è richiesto un codice inviato sullo smartphone o generato da un’app dedicata. Attivare questa funzione, se disponibile, può fare la differenza tra un account protetto e uno esposto.

Gestione della rete domestica

Le videocamere connesse a Internet sono a tutti gli effetti dispositivi IoT (Internet of Things). Per ridurre i rischi è consigliabile separare la rete Wi-Fi domestica: da una parte i computer e gli smartphone, dall’altra gli oggetti connessi come videocamere, smart TV o elettrodomestici intelligenti. Così, in caso di intrusione, gli hacker non avranno accesso immediato a tutte le informazioni personali presenti sugli altri dispositivi.

Occhio ai servizi cloud

Molti modelli offrono la possibilità di archiviare i filmati direttamente nel cloud del produttore. È comodo, ma non sempre sicuro: meglio informarsi sulla solidità dell’azienda, sulla presenza di certificazioni e sul rispetto delle normative europee in materia di protezione dei dati. In alternativa, si possono scegliere sistemi che salvano i video localmente, su hard disk o server casalinghi più controllabili dall’utente.

Controlli periodici

Un’abitudine utile è quella di controllare periodicamente i log di accesso, ovvero i registri che riportano chi e quando si è collegato alla videocamera. Alcuni modelli inviano notifiche in tempo reale in caso di accessi sospetti. Questi strumenti, spesso ignorati, permettono di accorgersi tempestivamente di eventuali intrusioni.

Buone pratiche quotidiane

Infine, un consiglio di buon senso: spegnere la videocamera quando non serve. Non sempre è necessario che il dispositivo resti acceso 24 ore su 24. Limitare il tempo di attività riduce anche la finestra di esposizione a potenziali attacchi. Il caso emerso di recente dimostra che il mercato illecito dei contenuti rubati è in continua evoluzione e che i nostri dispositivi domestici possono diventare bersagli facili se non vengono protetti. Ma la tecnologia non è nemica: usata correttamente, può garantire sicurezza e tranquillità. La vera differenza la fanno le buone pratiche di utilizzo. In un mondo in cui la privacy è sempre più fragile, proteggere le videocamere domestiche significa proteggere non solo i dati, ma la sfera più intima delle nostre vite.


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