Economia

Ex Ilva: Jindal fa di testa sua, a Taranto “fame di lavoro”

Entro il 15 settembre il probabile scioglimento del nodo del rigassificatore a Taranto: sì o no?

di Angelo Vitale -


Ex Ilva, grande è la confusione sotto il cielo di Taranto e anche sotto quello di Genova. Il ministro Urso auspica di chiudere la partita entro poco più di una settimana e ha prefigurato due scenari principali per il futuro dello stabilimento. Taranto può restare il perno centrale con la nave rigassificatrice per alimentare i nuovi forni elettrici e gli impianti di preridotto. Se non la accetta, il polo del preridotto e parte della produzione potrebbe essere spostato altrove, Genova o Gioia Tauro.

Ex Ilva, Jindal fa di testa sua

Ma oggi Il Foglio scrive di Jindal, il colosso indiano tornato alla carica dopo otto anni, tra i principali partecipanti alla gara per l’acquisizione degli impianti, che ha preferito incontrare la sindaca di Genova Salis per comunicare che, se dovesse vincere, non realizzerebbe un forno elettrico a Genova, contraddicendo così il piano industriale presentato dal ministro che invece prevede un forno elettrico in quella sede.

Intanto, a Taranto, la “fame di lavoro” fa crescere il pressing sulle istituzioni locali per accettare il rigassificatore.

Il pressing degli agenti marittimi

Raccomar, l’associazione Raccomandatari e Agenti Marittimi di Taranto, esprime sostegno – scrive Shipping Italy – “al progetto di installazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto”, stigmatizzando “una crisi dei traffici senza precedenti”.

L’impianto sarebbe “un’ancora di salvezza per l’intero sistema portuale e per l’indotto economico della città, una opportunità strategica”.

E creerebbe “oltre 300 posti di lavoro diretti tra tecnici specializzati, operatori portuali e personale di sicurezza, incremento significativo dei traffici navali con l’arrivo programmato delle metaniere, maggiori entrate per i servizi portuali di pilotaggio, rimorchio, ormeggio e servizi tecnico-nautici, sviluppo delle attività di bunkeraggio e servizi logistici correlati, consolidamento della posizione strategica del porto nel Mediterraneo orientale”.

Tra i benefici indiretti, “oltre 1.000 posti di lavoro nell’indotto e l’incremento del Pil provinciale stimato in 150-200 milioni di euro annui”.


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