Marsiglia: “Così Russia e Cina sfidano gli errori di Ue e Usa”
Il gioco delle coppie sullo scenario dell'energia, che succede con Power of Siberia 2: il ruolo dell'India
L’estate sta finendo ma l’attenzione sui temi dell’energia non va in vacanza. Ecco come l’intesa tra Russia e Cina cambia gli scenari globali. Michele Marsiglia, presidente Federpetroli, ne parla a L’identità.
Presidente Marsiglia, che alleanza nasce tra Mosca e Pechino?
“Vediamo che gli segnali energetici negli ultimi cinque anni stanno cambiando in una maniera vertiginosa. E questo nuovo accordo tra Cina e Russia ne è proprio la dimostrazione. Mosca ha voluto dire all’Ue che, nonostante tanti anni di guerra commerciale, si sente, economicamente, più forte di prima e ha detto a Bruxelles che le sanzioni imposte sono servite a poco, come noi di Federpetroli diciamo da tempo. Ma c’è di più. L’intesa tra l’Orso e il Dragone è un chiarissimo messaggio all’Aquila americana oltre che all’Europa. Uno scontro tra coppie di potenze: Washington e l’Ue avevano sottovalutato Russia e Cina ma oggi si apre un fronte nuovo”.
Quale?
“La nuova pipeline, dalla Russia alla Cina attraverso la Mongolia, sarà lunga 3mila km e porterà dalla Penisola di Yamal in Siberia orientale a Pechino qualcosa come 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno che erano destinati all’Europa. Quantità imponente che si va ad aggiungere a quella già garantita da un’altra linea, da 30 miliardi di metri cubi (Power of Siberia 1). Non c’è due senza tre: gli accordi sembrano prevedere un’ulteriore infrastruttura nel 2027 (Far Eastern Route), più piccola. Insomma, il “conto” finale parla di forniture da circa 110 circa miliardi di mc annui. Più della metà del gas che veniva importato dall’Europa, tra i 150 e i 180 miliardi di mc. Ma c’è un aspetto commerciale fondamentale”.
E cioé?
“Il prezzo. Che è dirimente: Russia e Cina si sono accordate su un valore decisamente minore rispetto a quello mai praticato dalle società energetiche russe all’Europa. Il messaggio è evidente: l’economia di Mosca può reggersi anche praticando prezzi più bassi e incassando meno”.
Rosneft dice che aumenteranno anche le forniture petrolifere russe alla Cina…
“Un piccolo fallimento già visibile delle politiche di Donald Trump. La Casa Bianca vorrebbe fare dell’America il primo esportatore al mondo anche coinvolgendo l’Africa. Ma il presidente ha di che essere deluso. Da Putin, da Xi. Lo è pure dall’India che ha annunciato di voler continuare a comprare materie prime energetiche da Mosca, specialmente petrolio. E tutto questo nonostante la minaccia dei dazi. Dal punto di vista già solo dell’immagine, Trump è in perdita. Ma presto potrebbe andare peggio. Già, perché Paesi come l’India stanno reagendo. Per trattenere le imprese americane, come quelle dell’automotive, il governo sta praticando imponenti tagli fiscali. Che diventano allettanti per le aziende che oggi sono in sofferenza e che, alla fine, potrebbero decidere di restare dove sono se dovessero ritenere di poter perseguire meglio l’obiettivo di conseguire valore aggiunto”.
Le prospettive sul prezzo del petrolio non sono allettanti per gli States…
“Diciamo che se volessero, l’Arabia Saudita e i Paesi che guidano le politiche dell’Opec+ potrebbero operare ulteriori scelte in grado di mettere fuori mercato le aziende americane, almeno quelle che fanno ancora estrazione. Ciò esprime le difficoltà dei produttori Usa che, peraltro, propongono olio di qualità differente rispetto a quella prodotta altrove. Tutto questo, però, è da vedere nei prossimi mesi quando, con l’incombere dell’inverno, inizierà la corsa agli approvvigionamenti del gas”.
Basteranno gli acquisti da 750 mld imposti all’Ue?
“L’accordo tra Von der Leyen e Trump lascia ancora molti dubbi, i contenuti non li conosciamo ancora bene. Sappiamo solo che si dovrà acquistare tanta materia prima energetica. Senza aver specificato, per il momento, quale e in che quantità. È chiaro, però, che le aziende europee non hanno le capacità per acquistare tante forniture in tot anni”.
Quale futuro per Leviathan con la crisi di Gaza?
“Al largo di Gaza, e fino a Cipro, c’è questo grosso giacimento di gas. In cui è stato trovato anche dell’olio. Fino a poco tempo fa era gestito da poche piattaforme di una società americana che estraeva gas e lo portava sulle coste israeliane. Gaza, invece, aveva problemi addirittura ad avere elettricità. Quello che sta succedendo non è bello. Certamente se l’idea è di conquistare e ricostruire Gaza, di certo non lasceranno morire quello che si è scoperto e che si sta facendo, o si potrebbe fare, per un giacimento talmente vasto che si estende dalle coste egiziane fino a quelle, appunto, di Cipro”.
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