Zelensky: “Non andrò a Mosca, Putin venga a Kiev”
Il presidente ucraino rifiuta ufficialmente l'invito in Russia e rilancia: "Venga in Ucraina, io non posso andare nella capitale di questo terrorista"
Il conflitto in Ucraina continua senza segnali concreti di tregua, al contrario, le dichiarazioni delle ultime ore di Zelensky mostrano come il clima resti incandescente sia sul piano diplomatico che su quello militare: il presidente non andrà a Mosca e invita a Kiev Vladimir Putin.
Zelensky “invita” Putin a Kiev
In un’intervista alla Abc, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto per la prima volta in modo ufficiale la proposta di organizzare un summit a Mosca per discutere la pace. Anzi, ha risposto con una controfferta volutamente provocatoria: “Putin può venire a Kiev quando vuole per parlare di pace”. Una frase che suona più come sfida politica e simbolica che come reale apertura al dialogo, volta a sottolineare che Kiev non intende legittimare la Russia come luogo di trattativa dopo l’invasione del febbraio 2022.
Zelensky ha detto no al faccia a faccia a Mosca spiegando: “Io non posso andare a Mosca quando il mio Paese è sotto attacco missilistico, ogni giorno. Non posso andare nella capitale di questo terrorista. Putin lo capisce”, ha detto Zelensky all’intervistatrice di Abc, Martha Raddatz.
Il ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa
Sul fronte internazionale è intervenuto anche il presidente statunitense Donald Trump, ribadendo che sia Washington che i partner europei continueranno a sostenere Kiev. “Gli Usa e l’Europa aiuteranno l’Ucraina con le garanzie di sicurezza”, ha affermato, insistendo sulla necessità di costruire un quadro di protezione stabile per il Paese aggredito.
A sostegno di questa visione si è mossa anche la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” europei, riunitasi a Parigi per coordinare le iniziative politiche e militari in appoggio a Kiev. Dal vertice è emerso un rinnovato impegno non solo nel continuare a fornire armi e aiuti, ma anche nell’elaborare un sistema di garanzie di sicurezza che possa proteggere l’Ucraina nel dopoguerra.
Proprio questo punto, tuttavia, rappresenta la maggiore frizione con la Russia. Secondo fonti diplomatiche, le proposte discusse a Parigi includono la possibilità di mantenere forze militari occidentali sul territorio ucraino o comunque truppe Nato a ridosso dei confini russi. Ipotesi considerate da Mosca come “irricevibili” e assimilabili a una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale. È quindi difficile immaginare che il Cremlino possa accettare un simile scenario.
La distanza tra le posizioni resta dunque enorme. Kiev insiste sul pieno riconoscimento della propria sovranità e chiede garanzie concrete, l’Occidente rilancia sulla protezione futura, mentre Mosca interpreta queste mosse come un ulteriore accerchiamento. La pace, almeno per ora, appare ancora lontana.
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