Surfista ucciso da uno squalo
Dopo l'attacco mortale spiagge chiuse e tensione nella comunità locale
Un venerdì che avrebbe dovuto essere di calma è diventato una tragedia dopo che un uomo è stato ucciso da uno squalo sulle coste di Sydney. Un surfista esperto di 57 anni, Mercury Psillakis, è stato attaccato e ucciso da un grosso squalo al largo di Long Reef Beach, nella zona settentrionale di Dee Why, a pochi chilometri dal centro cittadino. L’incidente ha scosso l’intera comunità e riacceso il dibattito sulla sicurezza nelle acque australiane.
Un attacco fulmineo e fatale
L’uomo, padre e ben noto nell’ambiente locale del surf, era in acqua con alcuni amici, quando intorno alle 9:30-10:00 del mattino è stato colpito da un predatore marino. “È stato morso da quello che si ritiene essere un grosso squalo”, ha riferito la polizia del Nuovo Galles del Sud. A seguito dell’attacco ha subito ferite devastanti, perdendo più arti. I compagni di surf lo hanno tratto fuori dall’acqua, ma nonostante i tempestivi interventi di primo soccorso, è deceduto sul posto a causa delle gravi emorragie. Immediatamente è scattata la chiusura delle spiagge tra Manly e Narrabeen, e Long Reef è rimasta interdetta al pubblico per almeno 24–72 ore per valutare la situazione. Sono intervenuti polizia, elicotteri, jet ski e droni per effettuare sorveglianza aerea e capire se lo squalo fosse ancora in zona. È il primo attacco mortale a Sydney dal 2022 e il quarto in Australia nel solo 2025, segno che, nonostante la rarità degli attacchi il pericolo è concreto: una donna è morta a febbraio a nell’est dell’Australia, un surfista ha perso la vita nel Sud a marzo e un sub è stato aggredito in Queensland a dicembre.
Una comunità in lutto
La vittima era ben nota nella comunità locale. Il fratello Mike gestisce un negozio di tavole da surf, Psillakis Surfboards. I ricordi che affiorano sono di un “pilastro” del surf di Dee Why: “Perdere un punto di riferimento come Mercury in modo così improvviso lascia il cuore spezzato”, ha scritto un conoscente sui social. L’incidente, oltretutto, è arrivato in un momento cruciale: diversi consigli locali, tra cui quelli delle Northern Beaches, avevano chiesto l’avvio di sperimentazioni per la rimozione delle reti anti-squalo, spesso criticate per il loro impatto su specie non bersaglio. Si stanno valutando soluzioni più moderne e non letali, come le smart drumlines e sistemi elettronici di deterrenza. Queste tecnologie sembrano più efficaci e rispettose dell’ecosistema, come dimostrato in precedenti esperimenti in Australia. La storia recente degli attacchi lo conferma: l’episodio non è isolato. Anzi, l’Australia, pur essendo concentrata sulla tutela dei suoi mari e dell’ecosistema marino, resta teatro di incidenti drammatici, spesso legati a specie come il grande squalo bianco, il tigre o lo squalo toro. Tali eventi richiamano l’urgenza di bilanciare sicurezza e sostenibilità. In sintesi, la tragedia di Dee Why, dove un surfista è stato ucciso da uno squalo, non è solo un episodio drammatico, ma un monito forte alla necessità di ripensare la protezione delle spiagge: innovazione, prevenzione e rispetto per l’ecosistema marino devono andare di pari passo.
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