Politica

Intervista a Matteo Orfini (PD): “Schlein ha unito il partito”

di Marco Montini -


In un momento di grande fermento politico-istituzionale, tra le sfide dell’opposizione al governo Meloni, la costruzione di un campo largo e un panorama internazionale sempre più instabile, abbiamo incontrato l’Onorevole Matteo Orfini, deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Cultura, Istruzione e Scienza della Camera dei Deputati. Con lui abbiamo fatto il punto sullo stato di salute del Partito Democratico, sul ruolo della segretaria nazionale Elly Schlein, sulle prospettive per le prossime elezioni regionali e sul futuro dell’Unione Europea. Un’intervista a tutto campo, in cui Orfini guarda con realismo e ambizione alla possibilità di un centrosinistra unito, che torni a governare.

Onorevole Orfini, iniziamo con una domanda secca: come sta il Partito Democratico? 

“Direi bene. Ormai siamo stabilmente la prima forza di opposizione, intorno a noi si sta aggregando un campo di forze alternative alla destra che alle amministrative passate si è presentato quasi ovunque uniti. E lo stesso avverrà alle regionali di questo autunno. Abbiamo posto al centro del dibattito politico temi importanti come la questione salariale, la sanità pubblica, il diritto alla casa. Facciamo una opposizione dura e seria al governo Meloni. Insomma, stiamo lavorando per tornare a vincere”.

Come giudica l’operato della segretaria nazionale Elly Schlein?

“Beh il buono stato di salute del Pd è soprattutto merito suo. Ha dimostrato di poter guidare con spirito unitario un partito a volte complicato, ha saputo unire una coalizione anch’essa non semplicissima. E lo ha fatto con la politica, partendo dalle questioni vere che interessano gli italiani. E i risultati si vedono: abbiamo strappato due regioni alla destra (Umbria e Sardegna) e tanti comuni importanti”.

A suo giudizio, le tante forze che compongono il centrosinistra, da IV e Azione, a Pd, Avs e M5S saranno in grado di creare un blocco di alleanza unico per sconfiggere il centrodestra alle prossime elezioni politiche? 

“Sta già avvenendo. Ci presentiamo insieme quasi ovunque nei territori. E in Parlamento sulle principali battaglie di opposizione siamo sempre stati uniti. Certo delle differenze ci sono, e sarebbe disonesto intellettualmente negarlo, ma stiamo lavorando bene per costruire un progetto politico credibile e vincente”.

Lei è membro della commissione Istruzione, cultura e scienza, tre settori fondamentali per il paese. Come crede stia agendo in questo campo il governo Meloni?

“In modo disastroso. C’è la volontà di occupare, controllare, indirizzare. Che è il contrario di quello che dovrebbero fare le istituzioni. La cultura, il pensiero, il sapere devono essere liberi. Liberi dai condizionamenti politici ed economici. Perché c’è un nesso evidente tra qualità della democrazia e diffusione e libertà della cultura e del sapere. E invece l’operato del duo Sangiuliano/Giuli, ma anche di Valditare nella scuola va nella direzione esattamente opposta”.

Quale le azioni istituzionali e politiche più importanti, da lei portate avanti in questa legislatura?

“Stare all’opposizione non consente ahimè grandi margini di manovra, ma abbiamo comunque lavorato molto soprattutto a sostegno dei lavoratori e delle imprese della cultura messi in grave difficoltà dall’operato del governo. Più in generale le battaglie del Pd sono quelle che ricordavo prima: casa, salute, lavoro, sapere. E poi ovviamente c’è quello che sta accadendo intorno a noi nel mondo. In questi mesi abbiamo fatto di tutto per scuotere il governo dal torpore e agire in modo più deciso per fermare Netanyahu. Su questo non daremo tregua al governo”.

Una domanda sulle elezioni Regionali: come sta procedendo la discussione su programmi, alleanze e candidature? Vincere nella maggior parte delle regioni al voto, si può? Se si, dove?

“Si può e si deve. Io dico sempre che quando comincia una campagna elettorale bisogna sempre provare a vincere, ovunque. Anche dove è più difficile. Siamo a buon punto con le candidature, abbiamo coalizioni larghe e competitive ovunque. Ce la giochiamo con fiducia ed entusiasmo”.

*Onorevole, siamo in un periodo di grandi cambiamenti globali, a livello geopolitico ed economico: tra dazi trumpiani, accordi europei col mercosur e il ruolo egemonico di Russia e Cina. In tutto questo, l’Europa quale ruolo è destinato ad avere?*

“L’Europa rischia sempre di più l’irrilevanza. Trump ha trasformato gli stati uniti da alleato storico in soggetto competitivo verso l’Europa e la vicenda dei dazi lo dimostra. Le destre europee, a cominciare dalla meloni, sono il cavallo di Troia utilizzato da Trump per indebolire l’Unione dall’interno. E questa doppia pressione, esterna e interna, rischia di far collossare il progetto europeo. Per questo abbiamo il dovere di difenderlo e di rilanciarlo. Oggi senza una dimensione europea più forte e più politica rischiamo l’assoluta irrilevanza. Peraltro in una fase in cui dell’Europa ci sarebbe un grande bisogno”.


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