La saga infinita dell’eredità Agnelli
È un colpo di scena che ha chiuso il capitolo penale, ma non esaurisce la battaglia civile aprendo nuove faglie nello scontro dinastico. Ieri John Elkann, presidente di Stellantis e leader della galassia Exor, ha ottenuto il via libera alla messa alla prova: 10 mesi di lavori socialmente utili dai salesiani, dopo aver versato 183 milioni di euro al Fisco. Una decisione che per la Procura di Torino rappresenta una soluzione pragmatica perché lo Stato incassa e l’imputato evita il processo, ma che i legali di Margherita Agnelli, la madre dei fratelli Elkann, interpretano come una conferma delle “gravi condotte illecite” denunciate da anni. Al fianco dell’ing. John, nella ricostruzione della Guardia di Finanza, c’è Gianluca Ferrero, commercialista torinese, attuale presidente della Juventus. Sarebbe lui l’architetto delle operazioni fiscali che avrebbero permesso di ridurre l’imponibile ereditario tra Italia e Svizzera. Ferrero ha scelto la via del patteggiamento: 1 anno di reclusione con pena sospesa. Una scelta che chiude la sua partita penale, ma lascia un’ombra pesante su una delle eredità più complesse e controverse della storia italiana recente. Inevitabili le reazioni opposte. Se per la difesa dei fratelli Elkann, con l’avv. Paolo Siniscalchi, la messa alla prova non equivale in alcun modo a un’ammissione di colpa, per i legali di Margherita è esattamente il contrario. “Risulta confermata – si legge nella nota dell’avv. Dario Trevisan – tanto in sede tributaria quanto in quella penale la gravità delle condotte illecite poste in essere anche a danno della nostra assistita”. Secondo questa lettura, la scelta di Elkann e il patteggiamento di Ferrero dimostrerebbero la consapevolezza che non ci fossero i presupposti per ottenere un’assoluzione piena. Difficile dare loro torto. Non solo. Per il team di Margherita, la decisione rafforza la tesi che Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli, avesse in realtà residenza fiscale effettiva in Italia, con conseguente applicazione delle norme tributarie e successorie italiane. Un punto decisivo per i procedimenti civili, perché sposterebbe miliardi di euro di patrimonio sotto la giurisdizione italiana e rimetterebbe in discussione la spartizione delle quote della Dicembre, la cassaforte della famiglia. Di segno opposto la posizione dei difensori Elkann. “La richiesta di messa alla prova – ha precisato Siniscalchi – si inserisce in un percorso condiviso con la Procura per chiudere rapidamente una vicenda dolorosa, senza alcuna ammissione di responsabilità. Marella Agnelli era residente all’estero sin dagli anni Settanta, e nulla è cambiato fino agli ultimi anni di vita”. La partita vera si giocherà in sede civile. Infatti, archiviata la parte penale – Lapo e Ginevra escono di scena con l’archiviazione – il conflitto si sposta nelle aule civili di Torino e soprattutto di Ginevra. In Svizzera Margherita ha trovato giudici più sensibili alle sue rivendicazioni: contesta la validità del testamento materno, la cessione delle quote di Dicembre ai nipoti e l’uso di residenze considerate “fittizie” per fini fiscali. È una battaglia miliardaria che va avanti da quasi vent’anni e che ha trasformato le dinamiche ereditarie in una guerra successoria senza tregua. Quali, allora, le prospettive? Il futuro immediato vede Elkann impegnato in un percorso simbolico e insieme concreto: l’uomo che guida il colosso globale dell’automotive Stellantis sarà chiamato a lavorare per 10 mesi in attività coordinate dai salesiani. Alla fine il suo fascicolo penale sarà archiviato senza lasciare traccia. Ferrero, con il suo patteggiamento, chiude invece qui la vicenda penale, ma resta un precedente scomodo per la Juventus e per l’immagine della dinastia. Sul piano civile, però, nulla è definito. La contesa tra Margherita e i figli non si spegne: da un lato la madre, isolata ma determinata a chiedere un riequilibrio radicale a favore dei suoi quattro figli di secondo letto; dall’altro John Elkann, saldo al comando del gruppo e sostenuto dal sistema economico-finanziario. La saga degli Agnelli continua a intrecciare glamour e tribunali. Con una certezza: il nome che ha segnato la storia del capitalismo italiano resta prigioniero di conflitti irrisolti, e l’eredità più pesante non è di titoli e azioni, ma quella di una frattura familiare destinata a segnare a lungo il futuro della dinastia.
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