Francois Bayrou ha presentato le sue dimissioni al presidente francese Emmanuel Macron in seguito al voto di sfiducia del Parlamento. Siamo a quattro primi ministri in venti mesi. Un autentico disastro targato Macron. Tra settembre e ottobre del 2022, l’allora premier transalpina Elisabeth Borne e la ministra per gli Affari europei Laurence Boone ci tennero a far sapere che avrebbero “vigilato” sull’operato del governo italiano, guidato da Giorgia Meloni. Il resto è storia nota: si sono perse anche loro nel torpedone dei defenestrati. “Sarà un quinquennio atroce”, avvertì un macroniano di ferro nella primavera della rielezione del “Napoleone Bonaparte” di Amiens. Ci aveva visto giusto. Dal gennaio 2024 ad oggi, i francesi hanno salutato nell’ordine: Elisabeth Borne, Gabriel Attal, Michel Barnier e Francois Bayrou. Figure mediocri, ulteriormente penalizzate dalla stella che non brilla più dell’inquilino dell’Eliseo.
Instabilità politica e turbolenze sociali
La Francia dalle porte girevoli è attraversata da forti fibrillazioni, non solo politiche. Un movimento di protesta nato sui social ha promesso di paralizzare il Paese con boicottaggi, scioperi e occupazioni simboliche di municipi e uffici pubblici. “Blocchiamo tutto” (Bloquons tout) farà il suo debutto a partire da oggi.
Il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau ha fatto sapere che metterà in campo un dispositivo di sicurezza “massiccio”, con circa 80mila tra poliziotti e gendarmi, 30 elicotteri, droni e mezzi blindati Centaure. L’obiettivo, ha sottolineato il ministro, è prevenire eventuali azioni “violente” da parte di “gruppi organizzati” animati dall’“odio nei confronti delle forze dell’ordine”.
Il malcontento popolare è montato negli ultimi mesi attraverso piattaforme come X, TikTok, Telegram e Facebook. L’annuncio della manovra dello sfiduciato Bayrou, che prevedeva tagli al bilancio per quasi 44 miliardi di euro e alla sanità, la cancellazione di due festività nazionali ed il congelamento delle pensioni, ha saldato tra loro “Indignons-nous” e “Les Essentiels”, il primo legato a istanze progressiste, il secondo di matrice sovranista e più orientato a destra. Diverse organizzazioni sindacali e partiti di sinistra hanno già manifestato l’intenzione di unirsi al movimento.
Alla Francia serve subito un nuovo premier, in vista di un settembre a rischio “disordini”, ha avvertito il leader dei Repubblicani (Lr) e ministro dell’Interno Retailleau, esortando tutti a evitare “un vuoto di potere”. “Noi abbiamo bisogno molto rapidamente di un primo ministro – ha detto, parlando con i giornalisti al termine di una riunione di Lr – perché il potere sia incarnato. È fondamentale, anche per quanto riguarda il mantenimento dell’ordine”.
La mozione di destituzione contro Macron e le teste di maiale
Nel frattempo, Mathilde Panot, capogruppo in Parlamento di “La France insoumise” (Lfi), ha comunicato che verrà depositata mozione di destituzione del presidente francese Emmanuel Macron con “86 firme”.
Nove teste di maiale sono state ritrovate davanti alle moschee francesi, “quattro a Parigi e cinque nella Petite Couronne (i tre dipartimenti attorno alla capitale francese: Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis e Val-de-Marne)”. Lo ha reso noto il prefetto della polizia parigina, non escludendo “che ne vengano rinvenute altre”. “Non si può fare a meno di fare dei collegamenti con azioni precedenti che si sono rivelate essere azioni di ingerenza straniera”, ha proseguito Laurent Nunez durante una conferenza stampa. Su una delle teste è stata trovata la scritta “Macron”.
La giornata di mobilitazione nazionale avrà ripercussioni sul traffico aereo negli aeroporti di Marsiglia-Provenza, Nizza, Bastia, Ajaccio, Figari e Calvi. La Direzione Generale dell’Aviazione Civile (Dgac) prevede ritardi e cancellazioni.
“La Francia è stanca degli otto anni di vergogna del suo presidente Emmanuel Macron. Il problema è proprio lui”, ha affermato il presidente della Duma di Stato russa, Vyacheslav Volodin, in un post sui social. Per Volodin, alla base dello sfascio vi sarebbero la “vanità e incompetenza” del presidente, la sua “ingerenza negli affari interni di altri Stati” e la repressione dei politici più popolari, “privati dei loro diritti”. Una chiara allusione alle vicende giudiziarie di Marine Le Pen.