Andrea Tiso (Confeuro): “Politiche coraggiose per il futuro dell’agricoltura”
In un momento cruciale per l’agricoltura italiana ed europea, Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo, lancia un segnale forte alle istituzioni. Il presidente nazionale Andrea Tiso affronta con chiarezza i principali nodi del settore: dall’accordo UE-Mercosur alla nuova Pac, fino ai dazi e alle politiche interne.
Presidente Tiso, partiamo dalla attualità: L’accordo Ue-Mercosur. Quale la posizione di Confeuro?
“Guardi, così com’è strutturato, questo accordo ci preoccupa molto perché rischia solo di danneggiare le produzioni europee e l’economia di migliaia di piccoli e medi agricoltori. A nostro giudizio, si rischia poi di non garantire il principio di reciprocità, senza il quale entrerebbero nella Ue prodotti agroalimentari sudamericani che, nonostante gli impegni previsti nel trattato, potrebbero non rispettare gli stessi standard qualitativi e di sicurezza alimentare di quelli europei. Anzi con certezza siamo a conoscenza che nei paesi Mercosur sono utilizzati antibiotici, principi attivi e fitofarmaci già banditi in Europa da oltre 20 anni. Una situazione che nuocerebbe al benessere dei cittadini e alla difesa dei piccoli e medi produttori del comparto, che rispettano invece le misure della Condizionalità, utilizzando una quantità sempre minore di fitofarmaci e che tendono al rispetto delle risorse naturali e dell’ambiente con l’evidente conseguenza di dover sostenere costi di produzione maggiori”
A proposito di Europa, Confeuro la definisce lenta e ingovernabile? Il principio della unanimità è da riformare? “Le sfide geopolitiche del nostro tempo stanno dimostrando tutti i limiti operativi e decisionali della Ue, ad oggi relegata ad una posizione marginale rispetto a grandi potenze come Usa, Russia e Cina. È chiaro che serve una revisione delle procedure istituzionali per avere finalmente una Europa più unita e forte. Non è soltanto il principio dell’unanimità, a nostro parere, l’Europa va completamente rifondata assumendo nuovi capisaldi quali il debito comune, una fiscalità comune e una politica industriale, energetica e commerciale comune. Conosciamo tutti la nostra storia ma proprio perché non vogliamo restare soltanto storia ma giocare un ruolo da protagonisti nel destino dell’umanità che dobbiamo assolutamente puntare ad uno scatto in avanti”
Ue e Usa hanno firmato l’accordo sui dazi. Cosa ne pensa?
“Premessa: Confeuro si è sempre espressa in maniera critica nei riguardi delle politiche tariffarie, messe in campo dal presidente Trump ispirate a principi economici del secolo scorso. Allo stato attuale, riteniamo che il quadro complessivo resti ancora incerto. In particolare, desta preoccupazione l’assenza di riferimenti chiari e dettagliati al comparto agroalimentare, che continua a rimanere ai margini del dibattito ufficiale. Come Confeuro, auspichiamo con fermezza che il settore agroalimentare europeo e italiano resti escluso da qualsiasi misura tariffaria. Tuttavia, al momento, non sono emerse indicazioni istituzionali che confermino questa esenzione, lasciando spazio a legittime preoccupazioni da parte di produttori e operatori del primario. Auspichiamo inoltre che il governo Meloni si impegni in tutte le sedi politiche per garantire che il nostro agroalimentare, pilastro dell’economia nazionale e simbolo del Made in Italy nel mondo, venga tutelato e preservato da ogni forma di dazio che ne possa compromettere competitività e sostenibilità”.
La nuova Pac, presentata dalla Commissione Europea preoccupa e non soddisfa le categorie.
“Su questo fronte, la nostra confederazione è fortemente contrariata: già la Pac attuale si è dimostrata incapace di affrontare le urgenti sfide del settore primario e sembra più un pachiderma amministrativo-burocratico inefficiente e inefficace. E per il futuro prossimo le cose non sembrano andare meglio, anzi il bilancio Ue, così come formulato dalla commissione e dalla Von der Leyen, non tutela i cittadini e penalizza il settore agricolo. L’accorpamento della Pac in un fondo unico, accompagnato da consistenti tagli alle risorse pubbliche, rischia di compromettere il futuro di migliaia di piccole e medie imprese agricole. La PAC è stata istituita per garantire reddito alle aziende agricole e tutelare la salute dei consumatori europei assicurando cibi di genuini e di qualità. Negli ultimi vent’anni il numero delle azienda agricole in Europa si è ridotto di dieci volte, c’è stato ed è ancora in atto un “fuggi fuggi” dalla terra. L’evoluzione dei mercati globali e l’incapacità dell’Ue di tutelare i produttori europei ha inciso notevolmente sul settore incentivando l’abbandono. E’ il momento di invertire la rotta. L’Agricoltura deve essere messa al centro delle politiche europee, troppo spesso è stata, e lo è tutt’ora, sacrificata in favore di altri settori produttivi. L’Europa deve tornare a puntare con decisione sull’agroalimentare, incrementando gli investimenti per lo sviluppo delle eccellenze agricole e rurali italiane ed europee. In particolare, chiediamo un pilastro forte della Pac, fondato su un sistema di assicurazioni in grado di sostenere il reddito agricolo, proteggendo le imprese dalle crescenti instabilità dei mercati e dagli eventi climatici estremi”
Passiamo alla politica interna. Cosa pensa del “ColtivaItalia”, che negli intenti del governo punta a rafforzare il settore agricolo?
“Abbiamo seguito con attenzione la presentazione del “Coltivaitalia”, collegato alla legge di bilancio, e lo reputiamo un provvedimento con luci, poche, e ombre, tante. L’annuncio di investimenti per circa un miliardo di euro rappresenta certamente un segnale positivo e una boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese agricole, oggi schiacciate da un contesto internazionale sempre più complesso, tra guerre commerciali, instabilità geopolitica e il pesante taglio da 80 miliardi alla PAC deciso dalla Commissione Ue. Tuttavia, da una prima lettura, il provvedimento appare ancora troppo frammentario”.
Presidente Tiso, cosa suggerisce, quindi?
“Servirebbero invece misure strutturali, interventi realmente incisivi per sostenere il comparto agricolo. Notiamo inoltre che l’interesse del governo si concentra soprattutto sulle aziende agricole che esportano prodotti all’estero. Vogliamo ricordare che ci sono tantissimi piccoli e medi produttori in Italia che rappresentano la spina dorsale del settore primario che non sono interessati dalle esportazioni ma che hanno ancor più bisogno di sostegno delle macro imprese che si rivolgono ai mercati esteri. Dovremmo puntare a rafforzare soprattutto questi agricoltori che sono poi coloro che soffrono maggiormente la crisi di redditività che sta attanagliando il settore. Esprimiamo inoltre forti perplessità sull’articolo del “ColtivaItalia” relativo alla semplificazione dei procedimenti amministrativi gestiti dai Centri di Assistenza Agricola. I CAA verrebbero ancora una volta caricati di nuove deleghe e responsabilità, senza che sia apparentemente previsto un adeguato potenziamento delle risorse e degli strumenti a loro disposizione. Si tratta di baluardi fondamentali per il presidio territoriale e per l’interfaccia tra amministrazione pubblica e aziende agricole, ma troppo spesso lasciate sole e sotto pressione, senza il riconoscimento che meritano. Su questo punto si sarebbe potuto certamente fare di più”.
di ADAM IMMOBILE
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